Le buone idee

Proseguiamo nella ricerca di buone idee da segnalare ai nostri lettori. Questa volta abbiamo trovato quella del nostro coordinatore editoriale Franco Morganti che indica il “modello svizzero” come un esempio seguibile anche in Italia, almeno in parte …

Una buona idea per cominciare l’anno

Proseguiamo nella ricerca di buone idee da segnalare ai nostri lettori.
Questa volta abbiamo trovato quella del nostro coordinatore editoriale Franco Morganti che indica il “modello svizzero” come un esempio seguibile anche in Italia, almeno in parte …

Perché il “Modello svizzero”?

In primis, nello scorso numero della rivista, SuperNEDman aveva suggerito di affidare alle Guardie Svizzere la nostra spending review.
Ma c’è di più: la Svizzera ha un tasso di disoccupazione del 2,9%, mentre i giovani con meno di 25 anni sono al 9,3%, ha un Pil che cresce al 2,3% con un rapporto debito/Pil al 46,2 %, un surplus commerciale vicino ai 20 miliardi di euro; nel Pil il 22% è dovuto all’industria e solo il 20% alla finanza. Il salario mediano è sui 5.000 euro al mese, con minimi a quasi 3.300.
Non varrebbe la pena di indagare sul suo modello-paese?
L’ha fatto il numero del 17 luglio di Le Point, una rivista francese. Intanto bisogna sfatare una leggenda: che l’opulenza svizzera sia dovuta alla buona salute delle sue banche. Essa è dovuta a un’industria molto efficiente basata su multinazionali come Glencore, ABB, Nestlé, Novartis, Roche, Richemont, Swatch, ecc., che hanno meritato alla Confederazione il primo posto mondiale secondo la Cornell University e la World Intellectual Property Organization.
Fra l’altro nel 2020 le aziende svizzere con fatturato di almeno 40 milioni di franchi dovranno avere il 30% di quote rosa fra i dirigenti e i membri di CdA, recuperando così una situazione di relativa arretratezza nell’innovazione.
Nonostante gli alti salari, un referendum proposto dai sindacati per un salario minimo di 4.000 franchi (3.280 euro) non è passato, anche per l’opposizione del padronato, di solito molto ascoltato in Svizzera, dove si lavora 42 ore alla settimana ma in certi settori anche 45 o addirittura 50.
Il licenziamento è istantaneo, ma con 3 mesi di indennità. I disoccupati sono spinti intensamente verso altri lavori. Lo sciopero è legale, ma di fatto bandito, in nome della «pace del lavoro». Gli svizzeri non spingono tutti i giovani all’università: meglio un buon apprendistato.
Non dico che sia tutto oro colato e da imitare, ma forse un pensierino potremmo farlo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Franco Morganti, Coordinatore editoriale ([email protected])


  • Condividi articolo:
button up site