Editoriale

Un 2022 di sfide anche per la corporate governance

Il nuovo anno porta con sé un’innumerevole serie di opportunità alla luce delle previsioni di crescita che sarà trainata dall’implementazione del Pnrr. Aziende e cda chiamate a vincere la scommessa della transizione verde e tecnologica

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Il nuovo anno dovrebbe essere quello della ripresa, pandemia permettendo, dicono gli economisti. Proviamo ad immaginare allora quali saranno, in un simile contesto, le sfide più importanti per i consigli di amministrazione. Astraendo dal particolare e guardando alle imprese di una certa dimensione (non solo alle società quotate), tali sfide si porranno specialmente in due ambiti, certo non nuovi, ma di importanza crescente: la transizione ecologica e quella digitale. Il motivo non è solo che a tali ambiti si riferisce il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che destina loro una buona parte dei fondi pubblici da erogare. Altre ragioni concorrono a porre questi temi al centro dell’attenzione dei cda.

Anzitutto, la transizione ecologica dovrebbe essere accelerata dalla corrente pandemia, essendo chiaro a molti il collegamento tra l’attuale crisi sanitaria e il degrado ambientale che non accenna a diminuire. Inoltre, un corpo crescente di regole, sia pubbliche che di autodisciplina, richiedono ai cda di occuparsi delle tematiche ambientali ed alle imprese di essere sempre più trasparenti sugli aspetti non-finanziari della loro gestione. Quest’anno la Commissione europea dovrebbe rendere pubbliche le sue proposte normative in materia di governance della sostenibilità e di due diligence sugli impatti ambientali delle imprese e delle loro catene di fornitura. L’introduzione di simili regole avrà effetti oltre l’ambito dei loro diretti destinatari, coinvolgendo altre imprese – spesso PMI – che non vi sarebbero formalmente sottoposte, ma lo diverranno nella sostanza per il fatto di appartenere alla catena di fornitura di un’impresa più grande che le dovrà “vigilare”. Per ora sono solo proposte, per giunta controverse, che richiederanno tempo per una definitiva approvazione, ma il loro impatto sulle imprese – almeno su quelle più attente alla sostenibilità – si verificherà prima della loro formale adozione ed i cda saranno presto coinvolti nelle relative tematiche, visto che le regole stesse risulteranno allineate con le migliori pratiche internazionali (anzi, le imprese più grandi, già dichiarano di rispettarle). 

In ogni caso, l’attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale sarà sempre più richiesta non solo dalle regole, bensì anche dall’aspettativa diffusa tra gli investitori, specialmente quelli istituzionali, che le imprese creino “valore condiviso”, diano cioè soddisfazione ai loro principali stakeholder – clienti, dipendenti, ambiente, comunità – senza tuttavia rinunciare al perseguimento di profitti nel medio-lungo termine. Tale aspettativa si traduce in un crescente monitoraggio della ESG da parte degli investitori e anche delle banche, e crea incentivi per i cda ad intensificare il loro coinvolgimento nelle relative tematiche che non possono essere lasciate in esclusiva ai manager. I cda, quindi, dovranno avere membri esperti nelle materie ESG e dovranno organizzare i loro comitati in modo da istruire adeguatamente gli interventi dell’organo collegiale in questo campo.

Non troppo diverso è, per i profili appena esaminati, il caso della transizione digitale, al di là delle specificità del relativo fenomeno. Intanto, la pandemia ha intensificato l’attenzione dei cda alla tecnologia, nella misura in cui i vari strumenti di comunicazione on line consentono il ricorso allo smart working, nonché la riduzione dei trasferimenti di persone per la partecipazione a riunioni ed eventi. Si percepisce, in questo modo ed in misura inattesa, la capacità delle tecniche di comunicazione a distanza di creare “valore condiviso” attraverso la riduzione dei costi della logistica (spazi negli uffici, trasporti e relativi impatti ambientali) e un relativo incremento di benessere per i dipendenti, senza conseguenze necessariamente negative sulla profittabilità aziendale. I cda dovranno sicuramente riflettere su queste esperienze anche dopo la pandemia per valutare se ed in che misura certe impostazioni organizzative debbano essere mantenute pur nel ritorno alla normalità delle relazioni sociali.

Inoltre, i rapporti tra sostenibilità ambientale e tecnologia dovranno essere approfonditi anche da parte dei cda, essendo sempre più chiaro che l’innovazione tecnologica è uno strumento indispensabile per la riduzione degli impatti negativi delle imprese sull’ambiente. L’economia circolare, ad esempio, presuppone in larga misura che l’innovazione tecnologica consenta il riutilizzo di risorse al costo minore possibile. In certi casi, invece, la tecnologia produce effetti negativi, come si legge in questi giorni a proposito del consumo spropositato di energia elettrica nella produzione di criptovalute come bitcoin ed ether, che getta ulteriori dubbi sull’utilità di questo tipo di innovazione finanziaria.

Ancora, l’innovazione tecnologica consente il ricorso a nuovi business models, come nel caso del fintech che permette di riconfigurare l’intermediazione o i pagamenti con benefici effetti per i clienti delle istituzioni finanziarie (tradizionali o “alternative”) in termini di costo e rapidità dei servizi offerti. Anche questo tipo di innovazione, peraltro, può avere implicazioni negative, anzitutto sui dipendenti di banche e assicurazioni, che divengono esuberanti rispetto ai bisogni di chi li impiega, e poi sugli stessi clienti che ricevono servizi in qualche misura spersonalizzati rispetto a quelli tradizionali. Si aprono allora scelte difficili per i cda che debbono conciliare gli interessi dei vari stakeholder con quelli degli azionisti in un quadro di competitività crescente. Questa conciliazione di interessi è un compito tradizionale dei cda, ma non vi è dubbio che essa avverrà in un quadro di crescente complessità, come è appunto quello presentato dalla transizione ecologica e da quella digitale che quindi offriranno sfide crescenti ai cda in questo e negli anni a venire.

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