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Sostenibilità: 4.000 imprese dovranno rendicontare

Le novità introdotte dalla proposta di Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) della Commissione europea, appena entrata in vigore, ampliano l'obbligo del reporting a tutte le società quotate anche di medie e piccole dimensioni

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Il successo sostenibile è orai il nuovo DNA che caratterizza il successo industriale. E bisogna crederci, non solo per gli obblighi normativi che stanno entrando nella legislazione italiana ma perché è un valore finanziario ormai al centro dei rating che gli istituti finanziari fanno sul credito. Ma vediamo lo sviluppo della normativa europea che si evolve il 21 aprile 2021, quando la Commissione europea (CE) pubblica la sua proposta di Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), a seguito del processo di revisione della Non-Financial Reporting Directive (NFRD). La proposta di CSRD è un elemento chiave del pacchetto UE sulla finanza sostenibile, che include una serie completa di misure volte a migliorare il flusso di capitali verso attività sostenibili in tutta l’UE.

Le proposte includono anche modifiche alla Accounting Directive, alla Transparency Directive, alla Audit Directive e alla relativa Audit Regulation. La CE prevede che, tutte insieme, queste proposte svolgano un ruolo essenziale nel trasformare l’ecosistema del reporting aziendale per migliorare la qualità e la coerenza delle informazioni di sostenibilità, tra cui quelle relative al cambiamento climatico e all’ambiente costituiscono una parte importante (in linea con il principio 7 della climate governance del World Economic Forum).

Esenti solo le microimprese

La CSRD estende l’obbligo di rendicontazione, includendo, a partire dall’esercizio 2023, tutte le grandi imprese, tutte le banche e le assicurazioni quotate o non quotate, nonché, a partire dall’esercizio 2026, tutte le società quotate anche di medie e piccole dimensioni, con la sola eccezione delle micro-imprese quotate. Ecco i punti fermi sui quali lavorare:

  • Richiedere l’asseverazione delle informazioni riportate nel reporting di sostenibilità;
  • Specificare in modo più dettagliato le informazioni che le imprese devono rendicontare e chiedere loro di farlo in linea con gli standard europei obbligatori di rendicontazione di sostenibilità;
  • Assicurare che tutte le informazioni di sostenibilità siano pubblicate all’interno della Relazione sulla gestione, e siano disponibili in formato digitale.

L’obiettivo della proposta di CSRD è quello di migliorare il reporting di sostenibilità per sfruttare al meglio il potenziale del Mercato Unico europeo e contribuire alla transizione verso un sistema economico e finanziario pienamente sostenibile e inclusivo, in linea con il Green Deal europeo e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (i famosi 17 goals – SDGs).

La timeline è ambiziosa. Infatti la legislazione proposta prevede che gli stati membri dell’UE recepiscano la CSRD entro il 1° dicembre 2022, ed infatti in Italia è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale UE il 16 dicembre (Direttiva UE 2022/2464 del 14 dicembre 2022), e che le sue disposizioni si applichino a partire dal 1° gennaio 2023, ossia per i report che saranno pubblicati nel 2024. I requisiti per le piccole e medie imprese (PMI) quotate si applicheranno agli esercizi finanziari dal 1°gennaio 2026.

Una nuova comunità

L’estensione dell’ambito significherebbe che circa 49.000 società (pari a circa il 75% di tutte le società europee e che redigono un bilancio) dovrebbero pubblicare le informazioni di sostenibilità richieste. Questo rispetto a circa 11.600 entità (pari a circa il 47% di tutte le società che redigono un bilancio) che attualmente rientrano nell’ambito della NFRD. In Italia sono 4.000 aziende. Ma queste sono le aziende obbligate, poi c’è la gran parte di imprese PMI che già stanno correndo sulla rendicontazione di sostenibilità, perché inserite nella filiera di approvvigionamento di grandi imprese, che richiedono la conoscenza dei dati non finanziari. Insomma è una rincorsa di economia circolare, dove le grandi imprese hanno bisogno per rendicontare i dati delle piccole imprese e viceversa. Ecco che nasce un nuovo concetto di Comunità della Sostenibilità, dove ognuno è parte di un progetto più ampio ma necessario per affrontare il presente e futuro.

Tutto questo richiede una standardizzazione, cioè un framework unico di rendicontazione per il Mercato Unico. La proposta di CSRD introdurrà standard obbligatori di reporting di sostenibilità per le società UE commisurati al livello di ambizione del Green Deal europeo e all’obiettivo di climate neutrality dell’UE per il 2050.

Figure trasversali nei cda

Gli standard saranno sviluppati e proposti dallo European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG). Prima dell’adozione, la CE dovrà consultarsi con varie istituzioni dell’UE, tra cui l’European Securities Market Authority (ESMA) e altri organi di vigilanza europei, l’expert group degli Stati membri sulla finanza sostenibile, la platform on sustainable finance, il Consiglio UE e il Parlamento UE.

Insomma siamo in un frullatore dove tra gli ingredienti necessari ci sono le competenze tecniche che permettano di governare questo processo già in corsa. Ecco che la formazione continua dei consiglieri di amministrazione è divenuta la nuova esigenza di una governance che necessita di figure trasversali in grado di leggere e discernere gli aspetti ESG integrati nelle strategie e nel reporting societario.

Per agevolare l’approfondimento dei temi, Chapter Zero Italy ha predisposto una sintesi degli obblighi di disclosure nel paper La disciplina sull’informativa non finanziaria: dalla NFDR alla CSRD e ESRS a cura della collega Gaudiana Giusti.

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