Approfondimenti

Ripensare la Corporate Governance (oltre la sostenibilità)

Esaurire la Corporate Governance nella Sustainable Corporate Governance è un pericoloso fraintendimento metodologico, interpretativo, teorico e pratico, suscettibile di rendere non completamente soddisfacenti, e prive di reale tenuta nel tempo, le risposte alle molte e complesse domande e istanze di riforma

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Non è dubitabile che la sostenibilità abbia prodotto e stia producendo una “rivoluzione scientifica” della Corporate Law globale (diritti nazionali e diritto dell’Unione Europea), con particolare, ma solo iniziale riferimento, oltre che al diritto dell’informazione al mercato, al diritto della Corporate Governance (non unicamente nell’accezione dell’Enviromental Governance come New Paradigm e della classificazione della Corporate and Business Law come Enviromental Law): sì che il paradigma della sostenibilità sta impattando su altri paradigmi del diritto societario, imponendone una revisione, se non anche una compromissione.

È  così che la medesima sostenibilità ha iniziato a produrre un cambiamento dei problemi da proporre alla riflessione del diritto societario (nel senso che ha determinato domande nuove); un cambiamento delle soluzioni (risposte) da offrire per problemi (domande) “vecchie”; quindi, un cambiamento  dei criteri secondo i quali stabilire quali siano i problemi (domande) rilevanti nel diritto societario (in particolare, e per ora in modo più spiccato, nel diritto della corporate governance) e le soluzioni (le risposte) più plausibili.

Un paradigma dominante?

Si ha la netta impressione di un’inarrestabile diffondersi, a livello globale, della convinzione che, appunto, la sostenibilità si stia imponendo come il “paradigma dominante”– nel senso che questo sintagma assume nella riflessione del “primo” T.S. Kuhn – della corporate governance, piuttosto che un nuovo “paradigma dominante”, affiancato ad altri persistenti. 

La convinzione che la sostenibilità sia il nuovo “paradigma dominantedella Corporate Governance trova la sua massima espressione nel dibattito, non solo teorico, statunitense. Essa condiziona l’impostazione e monopolizza la trattazione di numerosissime riflessioni sulla Corporate Governance Reform. Tutto pare dovere essere ricondotto alla stark choice tra shareholder primacy e stakeholder governance, tra shareholder value maximization e shareholder welfare maximization;  alla sostituzione del paradigma boardversus-shareholder power con quello shareholder-versus-stakeholder purpose.

La corporate governance pare essere diventata inevitabilmente Sustainable Corporate Governance; si deve re-envisioning la Corporate Form e la Corporate Law prevalentemente alla luce della sostenibilità. Come assai di recente puntualizzano M.Kahan e E.Rock, dopo il managerialism, il quale ha dominato lungo tutto l’arco degli anni Settanta del secolo trascorso e lo shareholderism che lo ha successivamente soppiantato, un new paradigm emerge, il Corporate Governance Welfarism.

Tale convinzione di dominanza del paradigma della sostenibilità nella corporate governance mi pare stia guadagnando significativi consensi anche nella nostra esperienza giuridica.

Questo imporsi della sostenibilità come “nuovo paradigma dominante” della Corporate Governance ha delle conseguenze, prima di tutto, sul piano metodologico. Guadagna credibilità la convinzione che la sostenibilità debba costituire la “conoscenza culturale di orien­tamento” (per dirla con J.Habermas)  determinante  una peculiare “comprensione di fondo” delle principali aree tematiche della orporate Governance, con e attorno alle quali la Corporate Law Theory non potrà fare a meno di organizzare il proprio lavoro di conoscenza e comprensione funzionale a indentificare le domande rilevantie a offrire le  risposte valutate come le più plausibili.

La medesima sostenibilità è pensata idonea a rispondere nel modo più plausibile, soddisfacente e completo sia a domande “vecchie” poste dalla teoria e dalla prassi della Corporate Governance, sia a domande “nuove”: e, in entrambi i casi, a confutare i “contro-fatti” opposti da vecchi e nuovi paradigmi concorrenti alternativi. È il nuovo paradigma della sostenibilità a dovere stabilire quali siano, nella e per la Corporate Governance, i nuovi problemi da risolvere e comerisolverli; a indicare come risolvere i vecchi problemi.

Un approccio riduttivo

Tuttavia, esaurire la Corporate Governance nella Sustainable Corporate Governance è un pericoloso fraintendimento metodologico, interpretativo, teorico e pratico, suscettibile di rendere non completamente soddisfacenti, e prive di reale tenuta nel tempo, le risposte alle molte e complesse domande e istanze di “riforma”, interna e internazionale, della Corporate Governace.

“Ripensare la Corporate Governance” implica e impone, piuttosto e preferibilmente, di verificare, assieme e al di là del paradigma della sostenibilità, se gli attualmente consolidati “strumenti” giuridici a disposizione siano ancora idonei a rispondere ovvero a rispondere in modo adeguato a problemi vecchi e nuovi della Corporate Governance. Significa interrogarsi, più complessivamente, se alcuni ovvero molti di questi “strumenti” siano entrati o stiano entrando in crisi perché non più idonei a rispondere a tutte le domande poste. Significa comprendere quali dei paradigmi, antichi e nuovi, siano meglio in grado, nelle differenti esperienze nazionali, di concorrere ad affrontare le questioni di Corporate Governance, in parte comuni in parte differenti, caratterizzanti le singole esperienze.

E ancor prima, “ripensare la Corporate Governance” significa porsi le domande corrette le cui risposte corrette davvero permettono alla Corporate Govenance di progredire.

A questo compito di ripensamento complessivo della Corporate Governance, il quale va ben oltre la sostenibilità (senza ovviamente poterne prescindere),Nedcommunity non può, non deve, non vuole sottrarsi, quale Associazione che “intende promuovere, sostenere e fornire un significativo contributo all’evoluzione della cultura e della pratica del buon governo societario in Italia” (art. 2 Statuto). E spetta quindi (anche) alla nostra Associazione indicare quali possano essere i paradigmi, vecchi e nuovi, per operare questo ripensamento.

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