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Net zero: la tecnologia al servizio della transizione green

L'evoluzione necessaria per perseguire efficaci strategie di mitigazione al cambiamento climatico richiede lo sviluppo di nuove tecnologie ed una grande capacità di raccogliere e gestire dati al servizio dell’efficienza. Il ruolo centrale della governance

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Lo sviluppo di nuove tecnologie e la digitalizzazione in generale sono processi che vanno governati per i chiari ed evidenti vantaggi che apportano all’efficienza produttiva ma anche per i rischi che possono emergere. Un discorso tanto più valido se si prende in considerazione quanto la necessaria transizione green non possa essere ottenuta senza un adeguato sviluppo all’insegna dell’innovazione. Il tema è emerso nel corso di un convegno svoltosi il 5 giugno scorso e organizzato da Chapter Zero Italy dal titolo “Il ruolo della digitalizzazione nella strategia net zero”.

Come ha sottolineato Daniela Biscarini, associata Nedcommunity, membro dello Steering Committee di Chapter Zero Italy, head of Global Marketing&Sales Consumer – Enel X Way “la transizione digitale ed ecologica sono i due temi del decennio strettamente collegati fra loro. Per questo motivo è emersa oggi la necessità di comprendere le dinamiche di interrelazione con l’obiettivo di guidare questo fenomeno. Sono numerosi gli ambiti nei quali il digitale e la tecnologia possono aiutarci a perseguire obiettivi di sostenibilità ma per ottenere una dinamica virtuosa è necessario che il board sia preparato. Quali sono le competenze necessarie in un consiglio di amministrazione per guidare questa doppia sfida? A che punto è l’Italia?”.

Di certo, come ha sottolineato Gianmarco Montanari, direttore generale del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile MOST, Board Member, Membro dello Steering Committee di Chapter Zero Italy, Autore del libro “Tech Impact, Luci ed Ombre dell’Innovazione Tecnologica”, Associato Nedcommunity, “l’innovazione tecnologica presenta quasi sempre aspetti positivi, ma anche negativi. Si pensi all’impatto in termini di produzione di anidride carbonica delle attività digitali, sempre più alto a causa degli elevati consumi energetici, ma anche agli indiscutibili vantaggi: cito l’esperienza di Italgas che ha svolto un’attività significativa nell’ottica della digitalizzazione di ogni processo all’insegna della dematerializzazione e dell’efficientamento. Questo approccio ha permesso di portare avanti un cambiamento culturale all’interno dell’azienda ed il contemporaneo innalzamento della propensione verso l’innovazione ed il cambiamento. Un obiettivo ambizioso che si è potuto raggiungere anche grazie al coinvolgimento ed al commitment di tutto il cda”.

Il board, quindi, e la governance in generale, entrano in gioco con un ruolo importante. Secondo Lorenza Morandini, amministratore indipendente Sit & Esprinet & Amplifon, former MD Angels4women, associata Nedcommunity “non dobbiamo dimenticarci la dimensione competitiva delle aziende. La digitalizzazione è fondamentale per garantirci un vantaggio competitivo su mercati internazionali, come locali, quindi, in ultima istanza, o costi più bassi, o azioni più veloci o prodotti migliori in tutto il ciclo di vita. Il primo passo è stato quello di creare e poter contare su comitati dedicati, “competizione, rischi, tecnologia e e sostenibilità”, ma è altrettanto vero che ora sono maturi i tempi per ambire ad un engagement di tutto il cda e sviluppare una visione collegiale, in cui la strategia si integra con una visione a 360 gradi dell’azienda e di tutti i propri stakeholder”.

Stefano Belletti, indipendent advisor per digitale, innovazione e sostenibilità, contract professor ed autore del libro “Verde & Digitale In viaggio tra sostenibilità, innovazione e competitività” ha citato due esempi (Enel e Chiesi) che – grazie al supporto del CdA – hanno saputo integrare il purpose aziendale nella propria strategia che è diventato una chiave di lettura prevalente del piano industriale e dei relativi investimenti. Elementi distintivi in entrambi gli esempi sono il legame a valore tra innovazione/sostenibilità (Enel ha creato la funzione “Innovability”) e la capacità di valutare l’impatto delle attività aziendali sulla sostenibilità aziendale (Chiesi si è dotata di due strumenti avanzati per la valutazione di prestazioni e l’analisi di materialità). Quindi è stato assicurato un assetto organizzativo ed informativo coerente creando la direzione innovability e ci si è concentrati sullo sviluppo di adeguati comportamenti sia a livello aziendale sia a livello del board”.

Un cambiamento culturale sempre più diffuso nelle grandissime e grandi aziende ma che vede le Pmi rimanere inevitabilmente indietro nel nostro Paese. Tutti i partecipanti all’appuntamento, infatti, hanno evidenziato un chiarissimo gap che, però, può essere colmato grazie all’effetto traino imposto proprio dalle grandi imprese che già oggi stanno richiedendo alla propria filiera la corretta attenzione su questi temi. Del resto, questa “sfida di transizione – ha concluso Biscarini – deve sempre fare i conti con i risultati economici ed essere sostenibile da questo punto di vista. Ecco perché per realizzarla sono spesso necessarie nei cda competenze verticali che in una fase di trasformazione tanto rapida come quella che stiamo vivendo possono essere utili per interpretare i piani proposti”.

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