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Lo sport: un driver per perseguire i fattori social e di governance

L’attività sportiva può rappresentare un’alleata al servizio dei cda per centrare il successo sostenibile dell’impresa?

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Negli ultimi tempi, l’emergere a livello globale di forti criticità ambientali e sociali imprevedibili ha spinto le imprese ad assumere maggiore responsabilità non solo nella riduzione degli impatti negativi della loro attività ma anche ad apportare un contributo positivo al suo miglioramento.

Così come promosso dal nuovo Codice di Corporate Governance del 2020 che introduce il successo sostenibile quale obiettivo dell’azione amministrazione del cda per la creazione di valore nel lungo termine, le imprese stanno dedicando sempre maggiore attenzione agli interessi non solo degli azionisti ma anche degli altri stakeholder. Anche da parte del mercato e del legislatore sta crescendo l’attenzione verso la sostenibilità dell’attività d’impresa da tempo ormai nell’agenda delle istituzioni internazionali.

L’approccio normativo europeo

In tale contesto ci siamo domandati come la cultura dello sport può contribuire al perseguimento del successo sostenibile dell’impresa? E lo abbiamo fatto prima di tutto con riferimento al fattore social. La Commissione UE ha pubblicato un report contenente le coordinate della social taxonomy, su cui si svilupperà il futuro regolamento volto a definire le attività socialmente sostenibili ed i relativi criteri di misurazione. Il report parte dalla diversità strutturale tra il fattore social e il fattore enviromental[1], che si riflette anche sulla relativa tassonomia.  Per sua natura, infatti, l’individuazione e la misurazione dei fattori social deve essere condotta su basi qualitative. Tale caratteristica lo differenzia dal fattore enviromental, che invece tende ad essere misurato in termini quantitativi ad impatto negativo: si pensi allariduzione dell’inquinamento.

Secondo la Commissione UE, inoltre, l’attività sociale di impresa può svilupparsi, oltreché in una dimensione verticale relativa alle società che operano nei settori di interesse sociale, anche in una dimensione orizzontale applicabile a tutte le società[2] e finalizzata a bilanciare interessi economici e interessi degli stakeholders.

I principali ambiti aziendali presi in considerazione dagli ESG certificators per valutare la sostenibilità sociale sono i seguenti: risorse umane; sicurezza sul posto di lavoro; supply chain; interventi sul territorio; social networking[3]. Prendendo a riferimento tali ambiti, alla domanda “come lo sport può contribuire alla sostenibilità sociale?” appare ragionevole rispondere che lo sport può utilmente essere considerato da una società come strumento di sviluppo sociale nell’ambito, quantomeno, delle risorse umane, degli interventi sul territorio e del social networking.

Rispetto all’ambito risorse umane, infatti, lo sport incide come elemento migliorativo del benessere psicofisico dei dipendenti. In generale, poi, potrebbe avere effetti positivi anche sul c.d. worklife balance, aumentando la soddisfazione verso la propria attività e l’affezione nei confronti dell’azienda. Incentivi per lo sport da proporre sotto forma di benefit aziendali ovvero  tramite misure di flessibilità sull’orario di lavoro che agevolino lo svolgimento dell’attività fisica potrebbero essere iniziative socialmente rilevanti da parte delle aziende.

Quanto agli interventi sul territorio potrebbe rivelarsi un utile strumento di sostegno alla comunità di riferimento offrire dei contributi economici alle società sportive dilettantistiche. Tale iniziativa potrebbe essere focalizzata anche ad agevolare l’accesso allo sport per i bambini ed i giovani socialmente disagiati.

Impatto sulla governance

Ciò detto con riferimento al fattore social, lo sport, per i valori intrinseci di cui è portatore, potrebbe avere un impatto positivo anche sulla governance societaria, ispirando l’attività di leadership di amministratori e dirigenti. Infatti, la diffusione in ambito societario dei valori tipici dello sport (il rispetto delle regole, la lealtà, l’impegno, il gioco di squadra) potrebbe condurre alla valorizzazione della società stessa come una squadra e degli amministratori/dirigenti, come dei coaches, con il riflesso di sviluppare una cultura aziendale eticamente più integra e di incentivare un’idea di competizione più inclusiva.

Uno sguardo infine alla potenziale incidenza dello sport sul fattore enviromental. Da un lato appare stretta la connessione tra lo sport ed il rispetto della natura, considerato che spesso in molti casi quest’ultima è il “campo” in cui si praticano molte attività. Da un altro, considerando che alcuni sport sono alla base della mobilità green (walking e biking) appare possibile indicare tale campo come momento di condivisione tra sport e ambiente. Iniziative di sostegno societario a questo tipo di mobilità determinerebbero quindi sinergicamente un impatto positivo sia in termini di attività sportiva (social) sia di riduzione dell’inquinamento (enviromental).

Concludendo, appare quindi ragionevole ritenere che integrare lo sport in ambito societario possa essere un utile strumento per raggiungere l’ambizioso obiettivo posto dalla lettera S e dalla lettera G dell’acronimo ESG (se non anche della lettera E) di sviluppare un ambiente aziendale socialmente sano e sostenibile.


[1] Il fattore enviromental è già oggetto di un apposito regolamento comunitario per l’individuazione dei relativi criteri di misurazione: il Regolamento UE 2020/852.

[2] Salvo i c.d. settori antisociali, esclusi dalla social taxonomy (ad es. gioco d’azzardo, armi e tabacco).

[3] A titolo esemplificativo, si è scelto di indicare gli aspetti sociali presi in considerazione da CERVED nel proprio ESG rating.

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