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Le regole d’oro per diventare un board member

Entrare in un cda è un percorso complesso che combina competenze tecniche, soft skills, reputazione e una particolare forma di leadership. I consigli dell’esperto in un evento di NedAlumni

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Come entrare in un consiglio di amministrazione? Con le giuste competenze, un completo mix di soft skills, il tutto condito con un’abbondante dose di reputazione e di leadership. Questa la ricetta proposta da Paola Maria Caburlotto, Board & CEO Advisory in Chaberton Partners, esperta di corporate governance, intervistata da Claudia Giambanco, Partner EY, membro del Comitato NedAlumni nel corso dell’appuntamento Accedere ai Board: competenze, leadership e regole non scritte organizzato il 14 ottobre scorso.

Un’occasione per fare il punto su un concetto molto caro alla principale associazione dei consiglieri non esecutivi e indipendenti. Come ha detto il presidente Marco Giorgino “spesso ci si iscrive nell’illusione che Nedcommunity possa aiutare ad avere delle opportunità di ingresso in un board. Non è così. L’associazione può dare una serie di strumenti e fornire occasioni per poter costruire un percorso di crescita che può portare davvero all’ingresso in un cda. Ma questo obiettivo non si realizzerà perché noi metteremo in contatto i soci con qualcuno che possa aprire le porte di un board. Bisogna capire che entrare in un consiglio prevede una vera e propria liturgia, una serie di passi, di pratiche e di passaggi. Nedcommunity, dal canto suo, si impegna a creare le condizioni per diffondere le best practices della corporate governance: anche grazie allo stimolo di NedAlumni ha aperto due nuovi chapter territoriali, il Sud-Est e l’Emilia-Romagna, allo scopo di essere ancora più vicini alle istanze locali e alle imprese di piccole e medie dimensioni. Inoltre, potenzierà le iniziative di mentoring e offrirà servizi di grande utilità come l’elenco di tutti i cda in scadenza nel 2026”.

L’identikit del vero board member

Ma quale è l’identikit del perfetto consigliere? Caburlotto ha elencato quattro caratteristiche che non possono mancare. Eccole di seguito.

  • Competenze tecniche: rappresentano la punta dell’iceberg, la parte emersa, indispensabili ma da sole non bastano.
  • Skills personali: capacità di ascolto e di comunicazione devono rappresentare la parte immersa dell’iceberg, quella più ampia. La prima è fondamentale in un contesto in cui si discute fra pari e non ci sono gerarchie. La seconda è altrettanto strategica. “Bisogna evitare di parlarsi addosso”, consiglia l’esperta, e intervenire nella consapevolezza di poter dare un contributo al lavoro comune sapendo fino a che punto ci si possa spingere. Ecco perché bisogna essere in grado di maneggiare anche l’arte della negoziazione.
  • Reputazione personale: il board è un mondo piccolo in cui prima di noi arriva la nostra nomea che deve essere inattaccabile. Non si costruisce nel momento in cui si varca la soglia di un cda ma molto prima.
  • Leadership: non bisogna confonderla con quella che si esercita in azienda dove un leader in primo luogo dà delle direttive. In un board non funziona così: un consigliere è colui che gestisce con autorevolezza ma anche umiltà una situazione complessa e che è al contempo aperto al contributo degli altri, che sappia indicare obiettivi e una direzione in un clima di collaborazione.

Le competenze tecniche possono essere acquisite, più difficile invece, se non impossibile, è dotarsi delle altre, soprattutto essere un leader. Ecco perché Caburlotto consiglia un assesment per capire “davvero chi se è e che livello di leadership si possieda”. Quello di board member “non è un lavoro per tutti”.

L’importanza dei corretti comportamenti

Se si vuole entrare in un cda bisogna anche rispettare delle regole non scritte. In particolare, non bisogna mostrarsi troppo sicuri di sé. Il consigliere non è ai vertici di una piramide come avviene in azienda ma è chiamato a dare un contributo al pari egli altri. “Nei board non vogliamo superuomini e superdonne ma persone che sappiano collaborare con le altre”, chiosa l’esperta.

Come rapportarsi con un head hunter

L’head hunter è un facilitatore, non può fare miracoli e assicurare un posto in un board; rappresenta il punto di contatto fra aziende e mercato dei board member, niente di più, niente di meno. Questo aspetto è da tenere sempre presente per evitare di alimentare false aspettative. Il committente fa sempre una scelta in autonomia, anche all’esterno della rosa proposta dall’head hunter che spesso rappresenta soltanto un termine di paragone per altri candidati su cui l’azienda ha già messo gli occhi.

I consigli dell’head hunter

L’ultima parte della lezione è stata dedicata a pochi e semplici suggerimenti.

  • Chiedersi sempre il perché si voglia intraprendere questa strada. La forte motivazione, infatti, è il primo passo per diventare un board member.
  • Fare palestra: avvicinarsi gradualmente al mondo della corporate governance, partecipando ai lavori di comitati, entrando nei board di società del gruppo in cui si lavora, parlando in pubblico ogni volta che si presenti l’occasione. “Bisogna mangiare pane e governance per ore” ed essere pronti per la grande occasione nel caso si presentasse.
  • Studiare, studiare e ancora studiare.

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