Editoriale

Le prossime sfide per le imprese e l’approccio collettivo

Per un’azienda riconoscere il valore che si può generare dalle intenzioni collettive, significa abituarsi a costruire il proprio posizionamento competitivo futuro nell’ambito di una governance più strutturata. Un discorso che deve essere valido anche per le PMI

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Rallentare l’innovazione e l’apertura al mondo esterno rappresenta sempre una debolezza. Non si può, tuttavia, trascurare il fatto che stiamo vivendo un periodo estremamente innovativo e generativo, nel quale le migliori opportunità si coglieranno solo sapendo coniugare efficacemente crescita e sostenibilità. Molte nostre PMI dispongono di contenuti, di capacità di fare, di creatività e di una forte cultura e attenzione al prodotto.  Ma tutto ciò può essere sufficiente per affrontare le sfide che le attendono?

Il sistema imprenditoriale è in grado di intraprendere questo nuovo virtuoso percorso di crescita in autonomia, o le aziende, almeno quelle meno strutturate, per trarre benefici importanti vanno aiutate, o anche solo accompagnate? Dalle survey di alcuni LAB[1] emerge che una quota significativa delle imprese organizzate in forma societaria (e, fra esse, anche alcune aziende famigliari di rilevante dimensione) ha ancora al comando un singolo imprenditore o, al più, un consiglio di amministrazione formato da soggetti non sempre operativi e dotati delle necessarie competenze, dei quali i “non soci” rappresentano circa il 20%, di cui tre quarti di genere maschile.

Ma un imprenditore “in solitaria”, o con una governance poco strutturata, può affrontare con successo un percorso così articolato e creare i presupposti per lo sviluppo e la crescita della propria azienda basandosi esclusivamente sulle proprie, indubbie, capacità imprenditoriali? Se facciamo riferimento ad un concetto introdotto da Jean Searl, filosofo statunitense, già professore a Berkeley e sostenitore della rilevanza delle cd.Intenzioni collettive”, scopriremo che: ”Il comportamento intenzionale collettivo, che esiste, non corrisponde alla somma dei comportamenti intenzionali individuali.”

In altri termini, la superiore potenza dell’intenzionalità collettiva, rispetto a quella individuale, porta a rendere più efficace quell’azione che si espliciti con comportamenti individuali, derivati però da una visione collettiva. Applicando tale condivisibile tesi al mondo aziendale, non possiamo non rivalutare i benefici di un processo allargato di formazione del pensiero strategico aziendale, soprattutto in un momento storico nel quale l’avvento dell’intelligenza artificiale generativa parrebbe rappresentare un valido elemento a supporto.

Per un’azienda riconoscere il valore che si può generare dalle intenzioni collettive, significa abituarsi a costruire il proprio posizionamento competitivo futuro nell’ambito di una governance più strutturata, che contempli un confronto aperto, svolto in un contesto dinamico e diversificato, costruito applicando i ben noti concetti di “diversity & inclusion”.  

La capacità di saper gestire e scongiurare il rischio della prevalenza di interessi e/o visioni individuali rappresenta un passaggio fondamentale nel percorso di crescita e potenziamento della competitività del mondo imprenditoriale. Limitarsi al “saper fare” non è (più) sufficiente, occorre saper gestire altri passaggi fondamentali, come l’internazionalizzazione e la digitalizzazione, riuscendo allo stesso tempo a creare quel “valore condiviso” che si può ottenere solo dopo aver identificato ed espanso le connessioni esistenti tra il progresso sociale e quello economico.

Per poter gestire più efficacemente tale percorso sarà fondamentale disporre di una governance solida e strutturata e accettare di uscire dalla comfort zone per affrontare nuove sfide, consci dei rischi e delle opportunità connesse.

L’auspicio è che le nostre PMI, asse portante della crescita e resilienza italiana, sappiano accogliere con favore l’apertura al dialogo e al confronto e che la loro crescita verso un “successo sostenibile” si sviluppi dedicando maggiore attenzione ai modelli organizzativi e alla visione di medio lungo periodo, elementi spesso enfatizzati dal contributo di una governance più evoluta.


[1] Corporate Governance LAB di SDA Bocconi

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