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La Corporate Governance nello Sport

A seguito della Comunità di Pratica sulla Corporate Governance nello Sport, tenutasi il 23 ottobre scorso a Roma in collaborazione con il CONI, Maritana Rinaldi del nostro Comitato editoriale, dopo aver fatto la cronaca dell’evento nella rubrica

A seguito della Comunità di Pratica sulla Corporate Governance nello Sport, tenutasi il 23 ottobre scorso a Roma in collaborazione con il CONI, Maritana Rinaldi del nostro Comitato editoriale, dopo aver fatto la cronaca dell’evento nella rubrica “Convegni”, ha intervistato il Presidente Giovanni Malagò su questo tema.

Intervista al Presidente CONI Giovanni Malagò

D –  Presidente Malagò, Quali sono le grandi sfide strategiche e i rischi emergenti (demografici, climatici, economici, politici, sociali, ecc.) che il sistema sportivo affronterà nei prossimi anni?

R – Gli obiettivi e i risultati dello sport non possono più essere definiti e misurati in modo autoreferenziale. Il nostro sistema, nella mia visione, può e deve produrre risultati che investano il sistema Italia, continuando a favorire la partecipazione delle nuove generazioni e fornendo supporto allo sviluppo dei talenti e degli atleti di alto livello, ma cercando contestualmente di generare un valore aggiunto per il Paese, in termini di benefici sociali ed economici.
In questo senso, le sfide e i rischi devono essere individuati e valutati in una prospettiva che guardi a quei temi sui quali lo sport può agire come una leva, ma anche ai rischi che discendono dal contesto sociale, economico e politico, nazionale e internazionale.
Pensiamo alle opportunità quali i potenziali effetti sulla riduzione della spesa pubblica derivanti da una popolazione più sana perché sportiva, ma anche a quei rischi che discendono da fenomeni globali, come la corruzione, che il nostro movimento – a livello mondiale – contrasta grazie a un forte impegno in termini di prevenzione perché, oltre ai costi sociali che può generare, si tratta di un fenomeno che mina alle radici il significato più profondo dei valori che ci rappresentano.

D –  Nella sua veste di Presidente del CONI quali ritiene siano le leve necessarie per affrontare tali sfide?

R – Si tratta di sfide ormai globali che necessitano di un approccio che deve basarsi sui seguenti principi:

  • dialettiche strutturate tra tutti gli attori istituzionali che possono agire sul risultato.

Si tratta quindi di individuare i soggetti pubblici e privati che possono intervenire e definire una logica di interazione che eviti sovrapposizioni, possibilmente stabilendo una chiara cabina di regia. Una dialettica non gestita porterebbe gli attori a focalizzarsi sulle proprie responsabilità in senso legale e burocratico e a perdere di vista l’efficacia dell’azione comune. Pensiamo a temi come il contrasto al match fixing.
Si tratta di una sfida che non è possibile vincere senza un coordinamento tra tutte le istituzioni coinvolte anche a livello internazionale: il CONI sta collaborando in maniera fattiva e il nuovo codice di giustizia sportiva ne è la prova, basta guardare alla sua focalizzazione sui reati di frode sportiva e al ruolo della Procura dello Sport, diretta dal Generale Enrico Cataldi. Lo stesso si può affermare per il contrasto al doping, con il CONI che ha garantito terzietà alla struttura della Nado Italia, presieduta dal Generale Gallitelli.

  • Gestione del cambiamento. Il CONI, e in generale le istituzioni pubbliche, devono essere in grado non solo di anticipare e gestire il cambiamento, ma anche di indurlo.

Il contesto sociale, culturale, economico e politico è colpito da fenomeni globali e le istituzioni devono essere in grado di recepire e rispondere in modo tempestivo ai cambiamenti, cercando anche di anticiparli.
Si tratta quindi di avere un sistema di governance interna che sia in grado di eliminare da un lato le barriere interne di tipo culturale – resistenza e paura del cambiamento – e strutturale, da leggere come sistemi e procedure – e dall’altro in grado di strutturare quelle dialettiche sopraindicate con i soggetti esterni.

  • Trasparenza, ovvero garantire informazioni rilevanti ai cittadini, flussi informativi interni dal management agli organi di controllo, comunicazione e gestione dei conflitti di interesse.

La trasparenza è un fattore fondamentale di responsabilità verso i cittadini e inoltre ha un forte impatto nel generare un clima organizzativo etico che è essenziale nelle istituzioni sportive più che altrove.

D – In merito alla “funzione sociale ed educativa” dello sport, come ritiene si possa ulteriormente promuovere il ruolo dello sport quale esempio di valori sani e comportamenti etici e di rispetto “delle regole del gioco”?

R – La risposta è “la governance del sistema sportivo”.
Tuttavia tale tema è molto più complesso che in altri settori.
Infatti, mentre nelle società di capitali, ma anche nel settore pubblico, si tratta di un tema che riguarda l’organizzazione da un punto di vista interno, nel sistema sportivo presenta una complessità dovuta alla presenza di due contesti differenti che devono essere “governati”:
Il primo è il contesto “off-the-field“, ovvero l’ambito di governance interna delle organizzazioni sportive che permettono al movimento di esprimersi e agli eventi e alle competizioni di svolgersi (con i rischi connessi ad esempio ai processi di acquisto, ai meccanismi elettivi, ai processi di event-bidding e delle sponsorizzazioni).
Il secondo è il contesto “on the field” ovvero connesso alla performance sportiva (con i temi e rischi del doping, match-fixing e del riciclaggio, della frode degli arbitri e degli atleti).
Il sistema sportivo – per rimanere esempio di integrità ed eticità – deve governare entrambi gli ambiti e si tratta di una sfida complessa e difficile, anche perché siamo di fronte a fenomeni globali.

D – La governance dello sport. Quale ruolo, e quali competenze specifiche, vede per i consiglieri indipendenti? Quali altri profili di evoluzione riterrebbe opportuni nei sistemi di governo delle società sportive e nel sistema nel suo complesso?

R – Il ruolo e l’importanza dei consiglieri indipendenti ha iniziato ad essere riconosciuto anche nel sistema sportivo. Basti pensare al codice adottato da UK sport o ai report annuali di Transparency International sullo sport.
Avere un prospettiva “indipendente” nei decision making bodies sportivi è garanzia di obiettività e imparzialità, di qualità delle decisioni che possono avvalersi di competenze ed esperienze provenienti da settori differenti, ma può rappresentare anche un fattore non trascurabile per investitori e sponsor.
Si tratta di un’evoluzione importante, anche per il nostro sistema, e la collaborazione con Nedcommunity è fondamentale per valutare i potenziali sviluppi del tema.

D –  Quali sono le grandi sfide strategiche e i rischi emergenti (demografici, climatici, economici, politici, sociali, ecc.) che il sistema sportivo affronterà nei prossimi anni?

R – Gli obiettivi e i risultati dello sport non possono più essere definiti e misurati in modo autoreferenziale. Il nostro sistema, nella mia visione, può e deve produrre risultati che investono il sistema italia, continuando a favorire la partecipazione delle nuove generazioni e fornendo supporto allo sviluppo dei talenti e degli atleti di alto Livello, ma cercando contestualmente di generare un valore aggiunto per il Paese, in termini benefici sociali ed economici.
In questo senso le sfide e i rischi devono essere individuati e valutati in una prospettiva che guardi a quei temi sui quali lo sport può agire come una leva, ma anche ai rischi che discendono dal contesto sociale, economico e politico, nazionale e internazionale.
Pensiamo alle opportunità quali i potenziali effetti sulla riduzione della spesa pubblica derivanti da una popolazione più sana perché sportiva, ma anche a quei rischi che discendono da fenomeni globali, come la corruzione, che il nostro movimento – a livello mondiale – contrasta grazie a un forte impegno in termini di prevenzione perché, oltre ai costi sociali che può generare, si tratta di un fenomeno che mina alle radici il significato più profondo dei valori che ci rappresentano.

D –  Nella sua veste di Presidente del CONI quali ritiene siano le leve necessarie per affrontare tali sfide?

R – Si tratta di sfide ormai globali che necessitano di un approccio che deve basarsi sui seguenti principi:

  • dialettiche strutturate tra tutti gli attori istituzionali che possono agire sul risultato.

Si tratta quindi di individuare i soggetti pubblici e privati che possono intervenire e definire una logica di interazione che eviti sovrapposizioni, possibilmente definendo una chiara cabina di regia. Una dialettica non gestita porterebbe gli attori a focalizzarsi sulle proprie responsabilità in senso legale e burocratico e a perdere di vista l’efficacia dell’azione comune. Pensiamo a temi come il contrasto al match fixing.
Si tratta di una sfida che non è possibile vincere senza un coordinamento tra tutte le istituzioni coinvolte anche a livello internazionale: il CONI sta collaborando in maniera fattiva e il nuovo codice di giustizia sportiva ne è la prova, basta guardare alla sua focalizzazione sui reati di frode sportiva e al ruolo della Procura dello Sport, diretta dal Generale Enrico Cataldi. Lo stesso si può affermare per il contrasto al doping, con il CONI che ha garantito terzietà alla struttura della Nado Italia, presieduta dal Generale Gallitelli.

  • Gestione del cambiamento. Il CONI e in generale le istituzioni pubbliche devono essere in grado non solo di anticipare e gestire il cambiamento, ma anche di indurlo.

Il contesto sociale, culturale, economico e politico è colpito da fenomeni globali e le istituzioni devono essere in grado di recepire e rispondere in modo tempestivo ai cambiamenti, cercando anche di anticiparli.
Si tratta quindi di avere un sistema di governance interna che sia in grado di eliminare da un lato le barriere interne di tipo culturale – resistenza e paura del cambiamento – e strutturale, da leggere come sistemi e procedure – e dall’altro in grado di strutturare quelle dialettiche sopraindicate con i soggetti esterni.

  • Trasparenza ovvero garantire informazioni rilevanti ai cittadini, flussi informativi interni dal management agli organi di controllo, comunicazione e gestione dei conflitti di interesse.

La trasparenza è un fattore fondamentale di responsabilità verso i cittadini e inoltre ha un forte impatto nel generare un clima organizzativo etico che è essenziale nelle istituzioni sportive più che altrove.

D – In merito alla “funzione sociale ed educativa” dello sport, come ritiene si possa ulteriormente promuovere il ruolo dello sport quale esempio di valori sani e comportamenti etici e di rispetto “delle regole del gioco”?

R – La risposta è “la governance del sistema sportivo”.
Tuttavia tale tema è molto più complesso che in altri settori.
Infatti, mentre nelle società di capitali, ma anche nel settore pubblico, si tratta di un tema che riguarda l’organizzazione da un punto di vista interno, nel sistema sportivo presenta una complessità dovuta alla presenza di due contesti differenti che devono essere “governati”:
Il primo è il contesto “off-the-field“, ovvero l’ambito di governance interna delle organizzazioni sportive che permettono al movimento di esprimersi e agli eventi e alle competizioni di svolgersi (con i rischi connessi ad esempio ai processi di acquisto, ai meccanismi elettivi, ai processi di event-bidding e delle sponsorizzazioni).
Il secondo è il contesto “on the field” ovvero connesso alla performance sportiva (con i temi e rischi del doping, match-fixing e del riciclaggio, della frode degli arbitri e degli atleti).
Il sistema sportivo – per rimanere esempio di integrità ed eticità – deve governare entrambi gli ambiti e si tratta di una sfida complessa e difficile, anche perché siamo di fronte a fenomeni globali.

D – La governance dello sport. Quale ruolo, e quali competenze specifiche, vede per i consiglieri indipendenti? Quali altri profili di evoluzione riterrebbe opportuni nei sistemi di governo delle società sportive e del sistema nel suo complesso?

R – Il ruolo e l’importanza dei consiglieri indipendenti ha iniziato ad essere riconosciuta anche nel sistema sportivo. Basti pensare al codice adottato da UK sport o ai report annuali di Transparency International sullo sport.
Avere un prospettiva “indipendente” nei decision making bodies sportivi è garanzia di obiettività e imparzialità, di qualità delle decisioni che possono avvalersi di competenze e esperienze provenienti da settori differenti, ma può rappresentare anche un fattore non trascurabile per investitori e sponsor.
Si tratta di un’evoluzione importante, anche per il nostro sistema, e la collaborazione con Nedcommunity è fondamentale per valutare i potenziali sviluppi del tema.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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