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Board leadership sostenibile strumento contro la “permacrisis”

I cda sono alle prese con eventi imprevisti che si susseguono uno dietro l'altro. Per questo motivo serve un nuovo modello a cui il consiglio si ispiri e a cui far riferimento. Come sono cambiati i cda secondo una ricerca di Nedcommunity

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Dopo la pandemia da Covid-19 è stata la volta della guerra in Ucraina, con la conseguente crisi energetica e successivamente delle tensioni sui mercati provocate da inflazione e da crac bancari all’estero. Sembra proprio che i consigli di amministrazioni siano chiamati ad abituarsi a lavorare in una situazione di “permacrisis”, a navigare in un mare tempestoso alla ricerca di rotte inedite che aiutino le società ad evitare lo schianto con scogli affioranti o peggio sommersi. Per farlo, però, serve un modello di comando/leadership sostenibile, in grado di guardare lontano e che faccia della cultura della buona governance il proprio faro.

Un cambiamento profondo

Secondo i partecipanti al webinar “Board leadership e scenari postpandemici Governance della ‘permacrisis'” il susseguirsi di eventi inaspettati e negativi ha cambiato il comportamento di consiglieri e cda, anche se spesso non nel modo corretto. Nedcommunity ha cercato anche di evidenziare questa trasformazione con una nuova survey dalla quale ha preso il titolo l’appuntamento del 21 marzo. La ricerca, realizzata in collaborazione con InTheBoardroom Alumnae et Alumni e ValoreD, è “un lavoro con una portata destinata a diventare sempre più importante”, come ha sottolineato Romina Guglielmetti, componente del Consiglio direttivo di Nedcommunity, e rappresenta “una nuova tappa di un percorso iniziato tre anni fa, simbolo di quanto le nostre associazioni siano complementari” secondo Marina D’Artibale, presidente di InTheBoardroom Alumnae et Alumni, Head of Consumer Health in Eurogroup Consulting.

A snocciolare i dati relativi alla prima parte della ricerca Ulrike Sauerwald, Head of Research and Knowledge Management di Valore D. In primo luogo, è emerso che “il calo della valorizzazione del capitale umano post pandemia è meno forte in gruppi di grandi dimensioni a conferma del fatto che l’attenzione per i dipendenti nelle piccole aziende sta scemando. Per quanto riguarda l’orizzonte temporale, nel corso del 2022, il focus si è spostato sullo scenario di medio periodo. Questo aspetto lascia sperare che l’approccio non centrato sul breve periodo sia ormai consolidato nonostante il fatto che diminuisca in questa survey, rispetto a quelle condotte dai nostri team nel corso della crisi pandemica, l’attenzione nei confronti degli scenari di lungo periodo. In questa survey le priorità dei cda risultano essere: al primo posto la gestione finanziaria della società, al secondo l’innovazione di servizi e prodotti, seguono quindi crisi energetica e transizione energetica, revisione della catena di forniture, e l’engagement degli stakeholders”.

Competenze “sostenibili”

Valentina Zadra, coordinatrice del Reflection Group Board e sostenibilità un nuovo modello di leadership per il consigliere di amministrazione e membro di Nedcommunity, nel suo intervento relativo ai risultati della seconda parte della survey, ha posto l’accento sull’uso degli esperti esterni che “sono stati utilizzati in materie legate alla sostenibilità e alla board leadership sostenibile. Abbiamo scoperto che le società che hanno fatto maggior uso di queste competenze sono quelle non finanziarie e non quotate con board più piccoli e focalizzati sul business, più impreparati ad affrontare le nuove problematiche emerse. Questi board, chiaramente, ritengono di non possedere le competenze funzionali a una transizione di leadership sostenibile”. Riassumendo i risultati della survey, Zadra ha, inoltre, evidenziato che “l’esperienza pandemica è stata una crisi globale di origine non finanziaria senza paragoni ma, una volta passata l’emergenza che minacciava la sopravvivenza delle aziende, le società hanno per lo più ricominciato a focalizzarsi sulla gestione delle crisi “meno straordinarie” di tipo economico, finanziario, energetico e geopolitico tornando ad adottare un approccio business as usual più focalizzato sul breve-medio periodo rispetto al lungo”. D’altro canto, i dati hanno anche messo in evidenza “la chiara consapevolezza che l’evoluzione verso una transizione green è irreversibile. Tuttavia, il modello di board leadership sostenibile ancora fatica ad affermarsi suggerendo che, all’interno della maggior parte dei board italiani, manchi ancora la cultura profonda necessaria a permettere all’intera azienda di fare della sostenibilità parte integrante della propria strategia”.

“Il nodo, quindi, sembra essere prettamente culturale ed incentrato sulla necessità di acquisire quei comportamenti e quelle attitudini necessarie a una reale e concreta transizione verso una board leadership sostenibile”. Ad affermarlo Livia Piermattei, membro del Comitato scientifico Nedcommunity, la quale ha proposto un confronto fra il modello di leadership sostenibile elaborato dall’associazione nel 2016 e quello teorizzato da Clarke Murphy, managing director Russell Reynolds Associates, autore del libro “Sustainable Leadership: Lessons of Vision, Courage, and Grit from the CEOs Who Dared to Build a Better World”, ospite del webinar. Piermattei ha voluto mettere in evidenza in particolare come i principali punti di contatto tra i modelli si riferiscano proprio agli aspetti culturali della mentalità dei board members. “Servono in primo luogo open mind, capacità di proporre un pensiero divergente ma contemporaneamente prudente e soprattutto l’affermazione di una strategia di lungo termine, di largo respiro”.

Murphy, per parte sua, ha voluto evidenziare che ” è necessario educare i consiglieri di amministrazione in chiave sostenibile, mettere al primo posto rischi e opportunità in ambito Esg ed assicurare uno stretto grado di coordinamento con il mangement”. Murphy, dopo aver proposto esempi di leader di tutto il mondo che attuano modelli di leadership sostenibile per dimostrare che il successo del modello proposto è alla portata di ogni dirigente d’azienda, ha voluto sfatare il mito che “il perseguimento di un modello di leadership sostenibile sia in contrasto con la redditività” sottolineando che accelerare la crescita del numero di leader che adottano tale modello avrà l’effetto di affrettare al contempo il progresso e la transizione Esg.

Una nuova cultura

Un punto di vista non dissimile da quello di Nicola Gavazzi, Managing Director Russell Reynolds Associates, che ha proposto una sintesi di una survey condotta da RRA e basata su 1.100 interviste realizzata nel 2022 con focus sul comportamento dei consiglieri di amministrazione. Dalla survey, ha affermato Gavazzi, “è emerso che le caratteristiche più importanti di un board sostenibile sono cultura inclusiva e pensiero di lungo termine. Inutile nascondercelo: i cda migliori sono quelli che guardano più avanti”. Ma quali sono i comportamenti del buon consigliere di amministrazione? “Preparazione, capacità di costruire fiducia reciproca e rispetto, attenzione a tutti gli stakeholder. Queste sono le skills di base. Poi, per essere un consigliere eccezionale – conclude Gavazzi – servono altre qualità quali integrità e coraggio, capacità di interfacciarsi nel giusto modo e con il corretto atteggiamento nei confronti del management, essere indipendente”.

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