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Il clima rovente chiama in causa anche i board

Mettere il rischio climatico in cima alle priorità sta diventando una scelta obbligata per i consigli di amministrazione

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Al termine di quella che secondo gli esperti sarà stata la stagione estiva con le temperature e le ondate di calore più alte e persistenti degli ultimi 40 anni a causa dei livelli record di gas serra nell’atmosfera, nessuno potrà dirsi più estraneo, scettico, indifferente o esente da responsabilità per l’impatto e per i rischi del cambiamento climatico, tanto meno le imprese e chi le amministra.  

Per questi ultimi, in particolare, non considerare l’urgenza della questione climatica e l’evidenza scientifica della correlazione tra i rischi emergenti e sostenibilità, integrità, e in alcuni casi, sopravvivenza delle attività di impresa, può considerarsi un fallimento del dovere di diligenza.

La crisi climatica che stiamo attraversando dovrebbe imporre con altissima priorità l’identificazione e la gestione dei rischi climatici nell’agenda dei consigli di amministrazione dei prossimi mesi. Sarà opportuno  diffondere a tutti i livelli, cominciando dal top management, la consapevolezza dei rischi climatici e assicurare che chi amministra abbia le giuste competenze non solo per valutare gli aspetti di conformità e compliance con la legge, ma per affrontare consapevolmente rischi ed opportunità che riserva il futuro, contribuendo a definire strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici in già atto e a quelli che è ragionevole prefigurare attraverso le analisi di scenario.

“I cambiamenti nelle politiche climatiche, le nuove tecnologie e i crescenti rischi fisici indurranno a rivalutare i valori di quasi tutti gli asset finanziari. Le imprese che allineeranno i loro modelli di business alla transizione verso un’economia a zero emissioni saranno ricompensate in modo sostanzioso quelle che non si adatteranno cesseranno di esistere”.: Così si esprime Mark Carney, chairman, dal 2011 al 2018, del Financial Stability Board e ci ricorda che la mancata governance dei rischi climatici rientra a pieno titolo tra le possibili cause di non continuità dell’impresa e come tale rientra tra le responsabilità degli amministratori. 

Rischi climatici e meccanismi di trasmissione

Secondo il Network of Central Banks and Supervisors for Greening the Financial System (NGFS) i meccanismi di trasmissione dei rischi climatici all’economia reale e al sistema finanziario sono molteplici, riscontrabili a livello micro e macroeconomico e potenzialmente causa di rischi sistemici.

Il rischio climatico, ed in particolare i rischi di danni fisici derivanti dall’aumento delle temperature e dagli eventi climatici estremi come alluvioni e siccità, incidono sull’economia in due modi:

  1. gli impatti acuti di eventi meteorologici estremi possono portare a interruzioni dell’attività e danni alle proprietà;
  2. gli impatti cronici, in particolare dovuti all’aumento temperature, l’innalzamento del livello del mare e le precipitazioni, possono influire sulla produttività del lavoro, del capitale e dell’agricoltura.

Intercettare le correlazioni e i canali di trasmissione dei rischi non finanziari e riuscire a gestirli  richiede capacità di misurare ed interpretare dati ed informazioni a cui manager e amministratori non sono tradizionalmente chiamati. In tal senso il legislatore comunitario, nell’intento di mobilitare gli sforzi di misura e gestione dei rischi non finanziari ha agito innanzitutto sugli obblighi di trasparenza ed informativa dei fenomeni e delle grandezze ambientali e sociali.  

Adempimenti e Responsabilità

L’obbligo di divulgazione delle informazioni di carattere non finanziario, tra cui l’informativa sulla sostenibilità che include l’esposizione ai rischi climatici, per gli enti di interesse pubblico (EIP) ovvero soggetti quotati o di grandi dimensioni, secondo le soglie applicabili per numero di dipendenti (superiore a 500), fatturato netto (superiore a EUR40m), e/o del valore dell’attivo patrimoniale (superiore a EUR20 milioni) è stato introdotto in Italia con il Decreto Legislativo 254/2016 che recepisce la Direttiva 2014/95/EU Non Financial Disclosure Regulation (NFDR).

Gli amministratori, i membri del consiglio di sorveglianza e i revisori dei conti di un EIP possono essere sanzionati, a seconda del loro ruolo e delle circostanze, se la dichiarazione non finanziaria (i) non viene depositata, (ii) non è conforme alle disposizioni del Decreto 254/2016, o (iii) fornisce informazioni non veritiere o incomplete (a meno che la condotta non sia penalmente rilevante).  Il Decreto 254/2016 è stato recepito dal Regolamento emanato dalla CONSOB, l’autorità italiana di regolamentazione dei mercati finanziari, con la Delibera 20276 del 18 gennaio 2018. 

Corporate Sustainability Reporting Directive

Nel 2021, la Commissione ha adottato una proposta di direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità delle imprese (Corporate Sustainability Reporting Directive, CSRD), che modificherebbe gli attuali requisiti di rendicontazione della NFRD.

Il ruolo dei ned

Il processo di responsabilizzazione delle imprese sulle tematiche ambientali e sociali è tracciato ed irreversibile. Per molte il cambiamento climatico sarà una dura prova di resilienza, per altre, quelle che sapranno meglio interpretare e cavalcare il cambiamento, potrà trasformarsi in opportunità di crescita e prosperità. Il ruolo degli amministratori indipendenti sarà sempre più sfidante e richiederà competenze trasversali non reperibili nelle professionalità che tradizionalmente ricoprono certi incarichi. Probabilmente ciò comporterà un allargamento dei consigli a profili professionali con competenze tecnico-scientifiche e sociali ovvero darà luogo alla necessità di una formazione continua per i profili professionali più tradizionali.          

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