Green Deal: come evolverà il progetto sostenibile dell’UE
Dopo il varo del pacchetto Omnibus non sono pochi coloro i quali plaudono alla semplificazione ma ci sono anche soggetti, le grandi imprese in particolare, che temono l’inizio di una deregolamentazione. In realtà non è possibile tornare indietro dai principi della sostenibilità sempre più acceleratore di innovazione

Il Green Deal è un pacchetto di iniziative politiche e normative con cui l’Unione Europea si impegna a mettere a punto una strategia di contrasto al cambiamento climatico con l’obiettivo finale di dissociare la crescita economica dall’uso delle risorse naturali scarse e ripristinare la qualità ambientale e la salute sia delle persone sia del pianeta. Si tratta di riconvertire settori ad alto impatto ambientale (energia, trasporti, edilizia, agricoltura, finanza) attraverso una transizione mirata a trasformare l’UE in una società “giusta e prospera” sostenuta da un modello di crescita fondato su relazioni sempre più positive e armoniche tra esseri umani e ambiente. Un concetto molto legato alle filialità dell’Europa.
L’iniziativa (COM 2019) lanciata nel 2019 a pochi giorni di distanza dell’insediamento della presidente Ursula von der Leyen si articola in una serie di misure che riguardano le strategie europee settoriali, la biodiversità, l’economia circolare, la sicurezza alimentare, l’edilizia, la politica industriale nonché una serie di altri documenti politici e leggi come il piano di investimenti, la normativa europea sul clima e proposte in settori strategici come energia, combustibili, trasporti e uso del suolo.
In particolare, il pacchetto Pronti per il 55%, che punta a ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, ha l’obiettivo di ridurre questa percentuale di emissioni nei prossimi anni per fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 e tradurre il Green Deal europeo in una realtà concreta in grado di influenzare il resto del mondo.
Obiettivi condivisibili, di grande respiro e visione nell’ottica della maggiore competitività dell’Europa che dovrebbe porsi come attore principale del cambiamento a livello globale. Ma perché c’è stata qualche resistenza nell’attuazione di queste politiche? Qualcosa non ha funzionato? Alcuni Stati membri hanno rallentato il percorso. Alcune normative sono sembrate troppo onerose per le aziende di minori dimensioni.
Il Pacchetto Omnibus
Per venire incontro a queste esigenze, il Pacchetto Omnibus del 26 febbraio 2025 propone obblighi più mirati, costi più sostenibili e una maggiore flessibilità nei confronti della supply chain con il fine dichiarato di migliorare la competitività. Intanto la Direttiva “Stop-the-clock”, approvata il 27 marzo 2025, ha rinviato il recepimento della CSRD (per le società non ancora soggette ad essa) e della CSDDD, concedendo più tempo alle società di minori dimensioni per adeguarsi alla normativa.
Se da una parte alcune aziende hanno accolto con favore le proposte del Pacchetto Omnibus (che appunto sono ancora solo proposte), per la maggiore semplicità e minore burocrazia, dall’altra, le grandi imprese, che già da tempo avevano inserito nei loro piani strategici la considerazione dei fattori cosiddetti ESG (in queste settimane vediamo pubblicati i primi piani di transizione energetica in Europa secondo la disciplina della CSRD e del Regolamento contenente gli European Sustainability Reporting Standards), lamentano l’incertezza normativa che potrebbe creare instabilità nella pianificazione di investimenti a lungo termine e un indebolimento della spinta innovativa.

Clean Industrial Deal
Gli obiettivi del Green Deal sono certamente condivisibili e auspicabili e sono stati confermati dall’Unione Europea tanto che nello stesso giorno in cui è stato pubblicato il Pacchetto Omnibus è stato approvato il Clean Industrial Deal che ha stanziato investimenti, destinati alla transizione energetica, per 100 miliardi di euro.
Il percorso è stato avviato dalle aziende virtuose che hanno rivisto modelli di business e migliorato le loro performance; la finanza continuerà ad esercitare un ruolo di stimolo al cambiamento; la disciplina bancaria europea in materia è confermata; e consumatori/comunità locali sono sempre più consapevoli ed esigenti, utilizzando il parametro della sostenibilità ambientale e sociale come criterio di valutazione delle aziende. È un percorso dal quale non si può tornare indietro proprio al fine di migliorare la competitività delle imprese europee e il mantenimento di valore nel lungo periodo. Non c’è antinomia tra sostenibilità e redditività; anzi, la sostenibilità è un acceleratore di innovazione e perciò di competitività. Cosa sarà accolto, nel trilogo dell’Unione Europea (Commissione, Consiglio, Parlamento), riguardo alle proposte del Pacchetto Omnibus? Lo vedremo alla prossima puntata.