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Gli amministratori non esecutivi a confronto con gli investitori istituzionali

Subito dopo l’assemblea annuale di Nedcommunity tenutasi a Milano il 30 maggio scorso, ha avuto luogo un incontro organizzato dall’Associazione con la presenza di investitori istituzionali sul tema dei progressi e delle prospettive della governance delle

di Maritana Rinaldi (*) e Maria Pierdicchi (**)
  

L’evento Nedcommunity del 30 Maggio 2018

Subito dopo l’assemblea annuale di Nedcommunity tenutasi a Milano il 30 maggio scorso, ha avuto luogo un incontro organizzato dall’Associazione con la presenza di investitori istituzionali sul tema dei progressi e delle prospettive della governance delle società italiane alla luce delle evoluzioni normative e di ruolo degli investitori istituzionali.

Coordinato da Maria Pierdicchi, l’incontro ha riunito Livio Gentilucci (Head of Governance Proxy Voting, Generali Investments Europe SGR), Natacha Dimitrijevic (Associate Director, Engagement, Hermes EOS), Alessandra Franzosi (Head of Pension Funds & Asset Owners, Borsa Italiana–LSEG), Emiliano Torracca (Associate Director Governance, UBS), Cristina Ungureanu (Head of Corporate Governance, Eurizon Capital).

Gli investitori internazionali sono sempre più presenti nella compagine azionaria delle nostre aziende, quotate e non quotate, e negli anni post-crisi il legislatore europeo sta regolamentando velocemente il mercato per spingere gli attori all’implementazione di strategie per la creazione di valore nel lungo periodo. Un orientamento che coinvolge gli investitori e li porta ad affiancare in misura sempre maggiore i board nella valutazione di strategie di lungo periodo che contemplino i fattori ESG e includano orientamenti verso investimenti sostenibili.

Nel maggio 2018 la Commissione europea ha adottato il piano d’azione per la finanza sostenibile, un passo fondamentale per l’attuazione dell’accordo di Parigi e dell’agenda UE per lo sviluppo sostenibile.

Tra gli elementi principali del piano: la creazione di un linguaggio comune, ovvero una “tassonomia” per definire ciò che è sostenibile e identificare gli ambiti in cui gli investimenti sostenibili possono incidere maggiormente; ‘chiarire l’obbligo, per i gestori di attività e gli investitori istituzionali, di tenere conto dei fattori di sostenibilità nel processo di investimento e di rendere più stringenti gli obblighi di comunicazione’; migliorare la trasparenza nelle comunicazioni societarie.

In questo quadro generale emergono best practices e attività degli investitori improntate a forme di engagement e di valutazione degli investimenti basate su un dialogo crescente con le aziende nelle quali investono.

Nel corso del confronto, Livio Gentilucci ha testimoniato la crescente partecipazione al voto di Generali Investments nelle assemblee degli emittenti nei vari continenti: più di 1000 assemblee nel 2017 – la metà in Europa e la restante parte in America e Asia – nelle quali Generali ha espresso il diritto di voto principalmente su valutazione del board e politiche di remunerazione. In Italia, l’80% dell’espressione del diritto di voto ha riguardato aspetti di governance. I parametri principali di valutazione adottati nelle scelte di investimento hanno riguardato la segregazione dei compiti tra Presidente e AD, in Italia rilevata nella maggior parte delle aziende, negli altri Paesi meno frequente ma bilanciata dalla presenza di un indipendent director; il livello di indipendenza del board, in italia favorito dalla normativa e dal voto di lista, in altre realtà valutato sulla base del contesto normativo, del Paese, del business, dell’efficacia dell’assetto organizzativo; il time commitment, valutato, per gli executive, con un massimo di 4 cariche non executive in altre aziende; il livello di diversità di genere, competenze, età degli amministratori che vede in Italia livelli adeguati in tema di genere, migliorabili relativamente a competenze ed età.

In crescita, per Generali, il dialogo con le aziende per comprendere le ragioni di scelte organizzative e strategiche e contribuire ad orientarle verso il raggiungimento di obiettivi di lungo periodo.

Natacha Dimitrijevic ha raccontato, invece, delle politiche di stewardship e di engagement di Hermes EOS che hanno come focus attività e processi volti al lungo termine, valutati sulla base delle strategie aziendali e dei fattori ESG che sono parte integrante del loro processo decisionale in materia di investimenti. Attraverso attività di stewardship ed engagement Hermes punta a realizzare un maggiore allineamento tra gli interessi degli investitori e quelli dei gestori e a stimolare le aziende anche nella direzione di cambiamenti culturali, oltre che organizzativi e di processo, che aiutano nell’implementazione di strategie di lungo periodo. È nell’interesse dell’investitore, per Hermes, incrementare il dialogo con le aziende, indipendentemente dalla regolamentazione che sta crescendo nel mercato.

Sui temi più strettamente di governance si è focalizzato l’intervento di Emiliano Torracca, UBS, che ha posto l’accento sulla board effectiveness segnalando che il criterio di indipendenza del board e dei singoli membri è di grande importanza ma non può considerarsi lo snodo fondamentale nella valutazione dell’efficacia di un board che lavora in un’ottica di lungo periodo. Un dialogo con l’azienda consente spesso di verificare dinamiche e funzionamento del board a prescindere dal suo livello di indipendenza. In tema di engagement, secondo Torracca, anche il proxy voting può considerarsi una forma, per quanto minima, di engagement nella misura in cui gli investitori possono dare un segnale forte alle aziende attraverso il loro voto. Quando un certo numero di investitori importanti si esprime negativamente (dal 20 al 30%) sull’elezione di un membro del CDA o su politiche di remunerazione, ci si aspetta che il CDA tenga conto di queste posizioni.

Per Alessandra Franzosi di Borsa italiana è in atto un cambiamento strutturale del mercato che vede investitori e aziende con la stessa necessità di dialogo sulle strategie di lungo periodo e sul loro impatto in termini di sostenibilità del business. Il 60% della capitalizzazione delle imprese italiane è in mano ad investitori istituzionali e la competitività delle aziende è funzione della loro capacità di dialogare con gli investitori. Sostenibilità e governance sono temi chiave per gli investitori e tutte le nostre grandi aziende ormai presentano funzioni CSR per comprendere in che modo la sostenibilità deve rientrare nella strategia aziendale. Borsa italiana sta lavorando a supporto degli emittenti anche per favorire una puntuale comunicazione al mercato e per sostenere le PMI sia nelle attività di reporting su ESG sia per incrementare la loro comunicazione verso un mercato che in passato le ha ripagate con investimenti significativi. È con questo obiettivo di sostegno al dialogo tra aziende e investitori che Borsa italiana organizza l’Italian sustainability day, giunto alla seconda edizione.

Cristina Ungureanu di Eurizon Capital, infine, ha testimoniato l’adozione di una metodologia di selezione di strumenti finanziari che include i fattori ESG come parte del processo di investimento e una crescente attività di engagement. La consapevolezza che investimenti sostenibili producono vantaggi nel lungo periodo e la regolamentazione, che porta investitori e gestori a ricoprire un ruolo sempre più attivo, hanno favorito negli ultimi anni le politiche di engagement di Eurizon che ha incrementato anche l’investimento in aziende più piccole ma con alto tasso di innovazione. Far crescere la cultura della governance e il rispetto dei principi ESG, ha sottolineato, è anche un dovere degli investitori che contribuiscono in questo modo a creare valore per il mercato in un orizzonte temporale più ampio preservando e valorizzando il business.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

(*) Maritana Rinaldi – Associata Ned e membro del Comitato Editoriale della Rivista della quale è Segretario di redazione.  Laurea in Scienze Politiche e master in Studi Europei e in Business Administration. Inizia la sua carriera nel Gruppo l’Espresso, poi in Manpower e dal 2011 business consultant.
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(**) Maria Pierdicchi -Consigliere Ned, una lunga carriera nei servizi finanziari. Da Citibank in Premafin come Direttore centrale e nel 1999 in Borsa italiana come responsabile del Nuovo Mercato. Dal 2003 al 2015 in Standard & Poor’s Italia in qualità di Amministratore Delegato e Head of Southern Europe. Attualmente è Independent Board Member in Luxottica , Autogrill, Unicredit.


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