Dicono di noi
La figura del presidente del cda ancora in primo piano sulla stampa grazie al contributo fornito dal sondaggio lanciato alla fine del 2015. La pubblicazione più importante risale a sabato 23 gennaio sul Sole 24 Ore Plus (titolo: “Manager delle blue chip, ok ai compensi”, pag. 5). Nel pezzo che prende spunto dal rapporto Consob sulla corporate governance, si sottolinea il contributo fornito da Nedcommunity alla riflessione e fin dall’inizio si ribadisce la richiesta “di una figura ben distinta dal ceo, indipendente e con funzioni di garanzia rispetto alla governance della società”.
Nel lungo articolo trovano spazio anche nuovi dati emersi dalla survey coordinata da Franco Morganti come quello relativo alla remunerazione (82,5% degli intervistati “ritiene che un compenso inferiore alla parte fissa di quella dell’amministratore delegato sia preferibile”). Nell’articolo è anche riportata una lunga dichiarazione del vicepresidente di Nedcommunity, Severino Salvemini per il quale “il presidente dovrà mantenersi super partes e indipendente ma anche sapersi svincolare da un ruolo eccessivamente burocratico e, quindi, riduttivo per rappresentare un efficace elemento di garanzia e di sorveglianza della governance”.
Del tema si è discusso anche nel corso della comunità di pratica del 26 gennaio scorso, preannunciata dal CorrierEconomia di lunedì 25 gennaio nella rubrica “La stanza dei bottoni”. “È un ruolo un po’ più ‘tondo’ – si legge – ma sempre di presidenti si tratta. In questo caso quelli delle società quotate, convocati martedì al Centro Svizzero di Milano da Severino Salvemini per discutere di come far evolvere questo ruolo per formare ‘presidenti 3.0’ come scrive nell’invito Nedcommunity”.
I dati del sondaggio sono in primo piano sulle agenzie di stampa che hanno riportato la notizia anche sui propri siti web. È questo il caso, per esempio, di Mf-Dj e di Aska che martedì 26 gennaio hanno pubblicato quasi integralmente una nota diffusa lo stesso giorno.
Un altro tema di grande attualità è quello del danno reputazionale per le aziende, alla luce dei recenti fatti che hanno coinvolto grossi nomi dell’industria automobilistica. In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore Plus sabato 21 novembre 2015 (titolo: “Perché arginare il danno reputazionale”, pag. 4) interviene il presidente, Paola Schwizer, che affronta l’argomento sul fronte bancario: “Nel caso delle banche può essere legato ai rischi operativi ma può derivare anche dai mercati geografici dove si opera, dai prodotti che si collocano, dai fornitori, insomma da disfunzioni operative che vanno identificate e gestite”.
Sull’importanza dell’indipendenza interviene il CorrierEconomia di lunedì 9 novembre 2015 (titolo: “Governance più trasparente. Ma restano 5 punti deboli”, pag. 4). Nell’articolo si ricorda che “la non esecutività dei presidenti degli istituti di credito, la presenza sempre maggiore dei consiglieri indipendenti (ruolo per il quale ha svolto un’azione di stimolo anche Nedcommunity) e la trasparenza nel lavoro dei comitati, hanno reso trasparenti e comprensibili le azioni interne alle banche e alle assicurazioni”.
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