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Cop 27: vince la distanza tra scienza e politica

A valle della chiusura della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Sharm el-Sheikh, il divario tra la direzione indicata dai dati scientifici e le decisioni sul clima si consolida. Ma l’Europa tiene il piede sull’acceleratore

Getty Images

Come spesso accade quando numerose sono le parti coinvolte e le questioni sul tavolo toccano gli interessi di molti, la COP 27 di Sharm el-Sheikh si è chiusa con un bilancio che è da molti giudicato insoddisfacente in quanto non sufficientemente ambizioso.

I due punti sui quali il mondo denuncia l’incapacità della presidenza egiziana della COP di fare passi avanti rispetto alla COP 26 sono, nello specifico, la mera conferma del 1,5° fissato dall’Accordo di Parigi come limite massimo al riscaldamento globale e l’assenza di un vincolo stringente all’eliminazione graduale delle emissioni di gas serra (“GHG”) entro il 2050.

L’opposizione dei Paesi produttori di energia da fonti fossili (Arabia Saudita) e dei maggiori produttori di emissioni di GHG (Cina) ha fatto sì che in questa COP non solo non si registrasse una stretta sulla riduzione degli stessi ma che si corresse addirittura il rischio di vedere rimosso dal documento di chiusura – cd. “Sharm el-Sheikh Implementation Plan”[1] – il richiamo al tetto al riscaldamento globale (1,5°), circostanza che avrebbe costituito un significativo passo indietro rispetto alla COP26 di Glasgow.

Va registrato che la presidenza egiziana è, comunque, riuscita ad incassare uno risultato storico ottenendo un accordo sulla costituzione di un fondo (Loss & Damage Fund) che ristori le perdite e i danni subiti dai Paesi “più vulnerabili” a causa di eventi straordinari provocati dalla crisi climatica. L’accordo è, tuttavia, al momento privo di dettagli sulla dotazione del fondo o sul suo funzionamento.

Quanto ai lavori dei vari tavoli della Conferenza, il punto di partenza delle discussioni utilizzato dalle varie istituzioni internazionali presenti alla COP 27 (quali OCSE, EU, World Bank e vari Istituti di Ricerca) è che la scienza è ormai concorde circa la necessità di accelerare i tempi di una transizione verso un’economia a basse emissioni per poter mantenere il riscaldamento globale all’interno di valori che permettano di evitare le conseguenze più estreme della crisi climatica. Tra le leve sulle quali agire per raggiungere questo scopo è emersa in particolare la centralità della finanza, della tecnologia e delle energie rinnovabili.

Transition finance

In merito alla finanza, una delle parole d’ordine delle istituzioni finanziarie presenti alla COP27  è stata transition finance [2]. La transition finance consiste nel finanziamento di un soggetto per sostenere l’attuazione della sua strategia di contrasto al cambiamento climatico. Essa di fatto rappresenta una finanza focalizzata da un lato sul processo dinamico di “diventare sostenibili” seguendo un preciso transition plan e, dall’altro, sull’offerta dì supporto e soluzioni a tutti i settori dell’economia, anche se inquinanti e difficili da riconvertire.

Le discussioni organizzate sulla transition finance hanno evidenziato e annunciato una chiara svolta nel mandato delle banche multilaterali di sviluppo (“MDBs”) al fine di assicurare tramite le stesse che i soggetti finanziati, a prescindere dal settore di appartenenza, si impegnino a raggiungere emissioni zero (“net zero”) entro il 2050. Per quel che concerne le banche commerciali, alcune autorità di vigilanza bancaria hanno invece richiamato le discussioni in corso livello internazionale in materia prudenziale per suggerire che con tale leva si indirizzeranno le banche verso assets che favoriscano la transizione a net-zero. Altri regulator, infine, si sono spinti a proporre l’introduzione dell’obbligo di predisporre un transition plan a carico di ogni soggetto che intenda ricorrere al mercato dei capitali.

Tecnologia e rinnovabili leve per il net-zero

In merito alla tecnologia, i lavori della COP 27 hanno confermato la stessa come mezzo di accelerazione della transizione verso net-zero. Strettamente connessa alla questione della tecnologia è quella delle energie rinnovabili. L’incremento dell’utilizzo di fonti pulite e rinnovabili nel corso della corrente decade è stato confermato come la chiave su cui si basa la possibilità di azzerare le emissioni GHG entro il 2050 e la possibilità di restare allineati con le previsioni dell’Accordo di Parigi. La strada verso la sostituzione delle fonti fossili con fonti pulite e rinnovabili è ora facilitato dalla riduzione dei costi per la produzione di energia solare ed eolica al di sotto dei costi per l’estrazione delle fonti fossili. Nel corso della COP diversi sono stati gli interventi incentrati sulle potenzialità dell’energia derivante dall’idrogeno “verde” alla luce di significativi investimenti effettuati in Africa in quest’ambito e dell’ambizione di tale continente di diventare il primo produttore di questo tipo di energia. Pur considerando l’impatto dell’abbattimento dei costi relativi alla produzione di energie rinnovabili, nel documento finale della COP, non è stato, tuttavia, previsto un vincolo al phase out delle fonti fossili.

L’importanza della governance

Come si può facilmente evincere, il processo verso net-zero è costellato a livello politico da stop and go che possono far dubitare della reale intenzione di raggiungere gli obiettivi dichiarati. Tuttavia, è bene che i consigli di amministrazione delle società italiane siano consapevoli dell’altissimo livello di attenzione ed impegno mostrato in particolare dalle istituzioni europee sul tema della transizione energetica e climatica.[3] Pertanto, la distanza che talvolta si palesa tra i dati scientifici incontrovertibili relativi al cambiamento climatico e il cammino talvolta erratico della politica internazionale non può e non deve costituire una tentazione o, peggio, un alibi per sottrarsi ad un percorso che, a livello europeo, è ormai ben segnato.


[1] https://unfccc.int/sites/default/files/resource/cop27_auv_2_cover%20decision.pdf

[2] Cfr.  https://read.oecd-ilibrary.org/environment/oecd-guidance-on-transition-finance_7c68a1ee-en#page1 e https://finance.ec.europa.eu/system/files/2022-11/221109-international-platform-sustainable-report-transition-finance_en.pdf

[3] https://climate-governance.org/briefing-for-independent-directors-pre-cop27/

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