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Il 23 Ottobre si è tenuta a Roma la comunità di pratica ‘La governance dello sport. Le nuove sfide strategiche e organizzative del sistema sportivo e la gestione del cambiamento’, organizzata da Nedcommunity in partnership con il CONI. In apertura dei
La Comunità di Pratica sulla Governance dello Sport
Il 23 Ottobre si è tenuta a Roma la comunità di pratica ‘La governance  dello sport. Le nuove sfide strategiche e organizzative del sistema sportivo e  la gestione del cambiamento’, organizzata da Nedcommunity in partnership  con il CONI.
  In apertura dei lavori il Presidente CONI, Giovanni Malagò, ha  sottolineato l’importanza per lo sport di essere un esempio di valori e un  modello per la società. Occorre evitare conflitti di interesse ad ogni livello  e l’azione di vigilanza del CONI, oggi, è di gran lunga maggiore rispetto al  passato, ha concluso. (Vedasi negli articoli l’intervista a Malagò)
  Per il Presidente dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione, Raffaele  Cantone, ‘Il Coni deve prevenire la corruzione e gestire il sistema  delle regole attraverso la governance’. Vanno resi obbligatori i sistemi di  compliance per le società sportive e bisogna trovare strumenti di  autoregolamentazione e fare in modo che i codici etici vengano rispettati. Il  CONI è ente pubblico e deve implementare un piano di prevenzione della  corruzione che faccia leva sulla conoscenza dei settori e dei possibili rischi,  sviluppando dall’interno un’azione efficace di prevenzione.
  Franco Frattini, Presidente Collegio di Garanzia del CONI, ha affrontato il tema del  diritto di accesso agli atti nell’ordinamento sportivo, auspicando che  l’accesso agli atti, ormai consolidato nell’ordinamento statale, venga  riconosciuto anche nella giustizia sportiva. In nome della trasparenza del  sistema, ha affermato Frattini, sarebbe opportuna l’attivazione del diritto di  accesso civico, grazie a modifiche statutarie del CONI e, auspicabilmente,  delle federazioni.  L’obbligo di  pubblicazione e la libertà di accesso sarebbe legata agli atti di natura  pubblicistica, con valutazione da parte della giustizia endofederale  dell’esistenza del diritto di accesso nelle singole fattispecie.
  A Paola Schwizer, presidente Nedcommunity, il compito di illustrare  i valori e principi caratterizzanti una buona governace quale strumento di  presidio e trasparenza in materia di conflitti di interessi. La governance  oggi, ha affermato Schwizer, è anche strumento strategico chiave per garantire  la crescita sostenibile delle imprese nel lungo periodo e determinarne il  vantaggio competitivo. Per quanto le regole possano aiutare, sono le persone  che fanno la differenza e i processi e le decisioni dipendono anche delle  relazioni tra i soggetti. Oggi uno dei principali problemi della governance  anche nelle società quotate è la differenza tra la forma e la sostanza. La  forma ci vede come un paese quasi benchmark a livello europeo ma la  forma, purtroppo, non è sempre sinonimo di sostanza.  Il cambiamento deve partire dalla cultura e  da azioni concrete che testimonino la sostanza della trasparenza e del buon  governo. Finché non realizzeremo un cambiamento culturale, ha proseguito, la  forma rischia di restare lontana dalla sostanza. Gli amministratori  indipendenti possono contribuire a questo cambiamento culturale perché  l’indipendenza di giudizio aiuta in caso di conflitto di interesse.  Una visione terza porta professionalità e  comportamento attivo e di stimolo al dibattito sulle questioni di fondo.
  Valeria Panzironi, Direttore Affari Legali CONI Servizi,   ha affrontato il tema dell’autoregolazione nel sistema sportivo. Il CONI  è un ente pubblico con portatori di interesse quali lo stato, il mondo  sportivo, i cittadini e dunque i principi di integrità, trasparenza e  responsabilità devono guidare l’attuazione di un sistema di buona  governance  attraverso un’autoregolazione  già insista nel sistema
  La parola è passata a Francesco Ricci Bitti, Presidente ASOIF, che  ha illustrato il progetto ASOIF per l’implementazione di principi e pratiche di  buona governance nelle federazioni. Un self-assessment per valutare lo stato  attuale di governance in ciascuna di esse – legato all’applicazione dei  principi di trasparenza, integrità, democrazia, sviluppo e solidarietà,  meccanismi di controllo –  e la creazione  di una taskforce con il compito di assistere le singole federazioni  nell’implementazione di una buona governance. La self-regulation è  l’unica strada per affermare una governance che si adatti a realtà diverse, ha  concluso Bitti.
  Enrico Cataldi, Procuratore Generale dello Sport,  ha ribadito che è giusto che ci sia una gestione autonoma delle federazioni,  che consenta loro di perseguire il raggiungimento degli obiettivi prefissati,  ma si tratta pur sempre di una gestione regolamentata e dunque sottoposta a  controllo. La riforma della giustizia sportiva ha comportato una visione e un  controllo ex ante e non più ex post, come avveniva precedentemente. La Cote di  Cassazione nel 2014 ha definito responsabilità di tipo amministrativo in capo  alle federazioni sia nel caso di gestione di fondi provenienti da tesseramenti  o contribuzioni, sia nel caso di gestione di contributi da parte del Coni.
  A Marco Befera, dell’ufficio di vigilanza del CONI, è stata affidata  la testimonianza del processo di cambiamento del CONI che nel corso della  gestione del Presidente Malagò ha fatto della vigilanza sulle federazioni uno  strumento di accompagnamento della loro crescita organizzativa. Vigilanza,  dunque, come momento di riflessione e miglioramento all’interno di una dialettica  costruttiva.
  Per Fabrizio Rindi, Presidente Kairos SGR S.P.A. e Vice Presidente  Nedcommunity, una buona governance è strumento efficace per la sostenibilità  nel lungo periodo di qualsiasi azienda o ente e può rappresentare anche una  delle condizioni essenziali per la reperibilità di fondi a sostegno delle  società sportive.
  Severino Salvemini, Ordinario di Organizzazione aziendale presso l’Università Bocconi, ha  delineato invece le analogie tra il settore dell’arte e cultura con il mondo  sportivo, sottolineando come in entrambi i casi parliamo di beni pubblici,  patrimonio della collettività che è anche portatrice di interessi. Una buona  governance dello sport, ha concluso, va implementata a tutti i livelli del  sistema, dalle federazioni alle leghe e non solo nelle società/club quotate.
  Alessandro  Carretta,  Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Università di Tor  Vergata e Presidente del Comitato di Sorveglianza dell’Istituto per il Credito  Sportivo, ha confermato come si possa finanziare lo sport in una logica di  mercato sostenendo, tuttavia, che la redditività degli investimenti sportivi si  è ridotta nel tempo. La collaborazione progettuale tra pubblico e privato è  fondamentale per ridare redditività agli investimenti privati, ha concluso, e  una governance di valore all’interno dei soggetti finanziati consente di dare  impulso alle attività sportive e ne assicura la finanziabilità sul mercato.
  Nell’intervento di chiusura, Fabio Cerchiai,  Presidente Edizioni Holding e Atlantia, ha ribadito che la governance è lo  strumento cardine per garantire la crescita e la sopravvivenza di qualsiasi  azienda o ente nel lungo periodo, sottolineando che la responsabilità del  governo societario è sempre del Consiglio di Amministrazione. 
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  Maritana Rinaldi – Associata Ned. Laurea in Scienze Politiche e master in Studi Europei e in Business Administration. Primo impiego nel Gruppo l’Espresso, poi in Manpower e dal 2011 business consultant.  ([email protected])  

