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Chi prende le decisioni in Stellantis?

La nascita del quarto gruppo automobilistico è frutto del matrimonio fra il Gruppo Psa e Fca. Sono in molti però a parlare di acquisizione dei francesi e non di unione alla pari

Courtesy Stellantis

Chi comanda ai piani alti di Stellantis, il colosso dell’automotive nato dalla “fusione” fra il gruppo Psa, francese, e Fca, l’azienda italoamericana erede della Fiat? Da quando la stampa ha dato la notizia della nascita di questa nuova azienda che dovrebbe mettere due marchi storici dell’automobilismo, Peugeot e Fiat in grado di competere ad armi pari con i tedeschi e i giapponesi a livello mondiale su tutti i mercati, dalla Cina alle Americhe, questa è stata la principale domanda che in molti si sono posti.

A livello formale va sottolineato che non si tratta di una fusione ma, stando anche ai prospetti depositati dalle due case in vista delle rispettive assemblee dei soci, di un’acquisizione da parte della casa francese. Il principio contabile internazionale Ifrs 2, infatti, impone che una delle due società impegnate nell’operazione sia identificata come acquirente. Nel caso di Stellantis la casella relativa riporta il nome di Peugeot. Del resto la maggioranza del board sarà ad espressione francese, il ceo di Stellantis è l’ex ad della Casa del leone, Carlos Tavares, e John Elkann, presidente di Fca, è il nuovo presidente esecutivo. Ai soci di Fiat-Chrysler, infine, è stato riconosciuto un premio. Certo l’azionista di maggioranza relativa è Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli con il 14,4%, ma in molti sottolineano che a livello industriale e decisionale lo scettro rimane in mano a Parigi. Le cose, però, non sono così semplici.

I POTERI DI ELKANN

In Stellantis, John Elkann potrà infatti contare su poteri speciali. A stabilirlo è il regolamento del board che prevede, qualora il presidente sia anche un amministratore esecutivo, che su alcune questioni strategiche di grande importanza sia consultato assieme al ceo Carlos Tavares. Elkann, quindi, avrà voce in capitolo su decisioni di vitale importanza per il futuro del gruppo, dalla pianificazione finanziaria e strategica a lungo termine alle operazioni di fusione e acquisizione passando anche per nomine, pianificazione di successione e remunerazione.

IL CDA E I MANAGER

Ma diamo uno sguardo alla composizione del board. Il cda è composto, oltre che dall’amministratore delegato Carlo Tavares, già ad di Psa, da altri dieci componenti. Cinque consiglieri di amministrazione sono stati indicati da Fca e 5 da Peugeot. I 5 consiglieri scelti da Fca sono il presidente John Elkann, Andrea Agnelli (dal 2014 nel cda di Fca e consigliere di Exor), Fiona Clare Cicconi (responsabile delle risorse umane di Astrazeneca, indicata quale rappresentante dei dipendenti), Wan Ling Martello (già manager di Nestlé e Walmart, dal 2020 socio e fondatore della società di private equity BayPine), e Kevin Scott (manager di Microsoft).

I 5 consiglieri scelti da Psa e dai suoi azionisti di riferimento sono invece Robert Peugeot (presidente di Ffp, holding della famiglia Peugeot) che è vicepresidente, Henri de Castries (ex numero uno di Axa), Nicolas Dufourcq (manager francese), Ann Frances Godbehere (manager canadese con incarichi nel settore assicurativo e minerario-petrolifero) e Jacques de Saint-Exupery (rappresentante dei lavoratori di Psa). In particolare, il cda è composto da due amministratori esecutivi, il presidente Elkann e il ceo Tavares, e nove amministratori non esecutivi. Il board di Stellantis ha inoltre nominato i primi organi al proprio interno: un “audit committee”, un “remuneration committee” e un “governance committee”. L’audit committee è composto da Ann Godbehere (presidente), Wan Ling Martello e Henri De Castries. Il remuneration committee da Wan Ling Martello (presidente), Andrea Agnelli, Henri De Castries, Fiona Cicconi e Robert Peugeot. Il governance and sustainability committee da Henri De Castries (presidente), Andrea Agnelli, Fiona Cicconi, Nicolas Dufourcq e Kevin Scott.

Se il board vede di fatto uno squilibrio di 6 a 5 a favore dei transalpini è fra le prime linee operative che si nota un certo divario: su 43 manager 18 sono ex Fca (5 gestiscono le operazioni e i marchi Usa, dove Psa non opera). I restanti 25, compreso Tavares, provengono dal gruppo Psa. Questi numeri bastano a parlare di una Stellantis “francese”?

UNA GOVERNANCE BILANCIATA GRAZIE AGLI INDIPENDENTI

Secondo Sandro Catani, associato di Nedcommunity consulente di importanti società, è necessario evitare semplificazioni che rischiano di spostare l’attenzione dal vero nodo della questione, la qualità della governance: “Questa vicenda è spesso analizzata da una prospettiva che la riduce a una mera competizione fra Francia e Italia. Io partirei dai dati di fatto. Ci troviamo di fronte un colosso globale con un socio di maggioranza relativa, Exor, la holding di diritto olandese controllata dalla famiglia Agnelli. La società presenta poi un’impalcatura bilanciata di governance che si rifà ai principi del britannico Cadbury Code, il primo testo di autodisciplina che risale al 1992: i ruoli apicali appaiono ben equilibrati tanto che il presidente esecutivo è dotato di poteri significativi, anche dal punto di vista strategico, e il board vede la prevalenza di consiglieri indipendenti. Si tratta di fattori che fanno pulizia di una visione semplificata e riduttiva di contrapposizione, che richiama rivalità di tipo sportivo, fra i due paesi. Ovviamente non bastano i modelli di architettura ben concepiti perché si realizzi nei fatti l’obiettivo di una governance bilanciata. I modelli, infatti, vanno anche implementati. Ma la presenza di tanti indipendenti, non tutti francesi o italiani, che hanno maturato solide e variegate conoscenze relative anche a settori differenti da quelli dell’automotive e che possono vantare un bagaglio di competenze ricco e caratterizzato da un approccio al business contraddistinto da una visione globale, rappresentano di certo un buon punto di partenza”.

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