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BIBLIOTECA NED a cura di Paola Schwizer

Franco Bruni:
“L’acqua e la spugna. I guasti della troppa moneta”
Università Bocconi Editore
Milano 2009
190 pp
€ 15,00

C’è la crisi finanziaria internazionale e l’opinione pubblica pensa i banchieri centrali occupati soprattutto a porvi rimedio. Una funzione molto positiva, dunque. “Ma la crisi è anche colpa loro, della loro politica monetaria” scrive Franco Bruni, ordinario di Teoria e politica monetaria internazionale all’Università Bocconi, nonché membro del Consiglio direttivo Nedcommunity, in uno snello libretto dal titolo un po’ criptico: “L’acqua e la spugna”. Bruni non scrive per esperti, ma in un linguaggio adatto anche a non specialisti: soprattutto parla chiaro. 
Sono tutti d’accordo infatti nel prendersela col fantasma dell’”ideologia liberista” e con l’ignoranza, l’avidità e la presunzione degli operatori di mercato. Bruni fa invece la storia della crisi (Ieri), la descrive (Oggi) e formula qualche proposta per il futuro (Domani), soprattutto con l’occhio ai banchieri centrali, sballottati fra Scilla e Cariddi, incerti ora se ridurre la moneta per combattere l’inflazione o aumentarla per lenire la crisi. In effetti nell’ultima parte del 2008 i timori di inflazione parvero dissiparsi, perché la crisi si ingigantì a tal punto da soffocare le pressioni inflazionistiche e si manifestò una diffusa carenza di domanda. Ma l’eccesso di liquidità rimase nel sistema e la sua circolazione di ingolfò, come acqua trattenuta da una grande spugna. Questa la metafora che dà il titolo al libro. 
In fondo qualcosa di simile era successo in Giappone quando la Banca centrale cercò di abbassare i tassi dopo aver sgonfiato la bolla causata da prestiti molto rischiosi, perché lo stato del sistema finanziario era troppo compromesso per una ripresa: la liquidità iniettata dalla banca centrale venne assorbita dal mercato senza che il prodotto aumentasse: si domandava moneta, in sostanza, per non spenderla. Il Giappone era caduto in quella che si chiama “la trappola della liquidità”. E’ una storia del 1990, non così lontana, ma pare difficile far tesoro delle esperienze passate. 
Anche Bruni non crede, come Bernanke, che si possano evitare le bolle o comunque che sia compito delle autorità monetarie interromperle. Ma teme tuttavia che si esca dalla crisi come da una guerra, con tanto debito pubblico e tanta liquidità, due buoni ingredienti per far venire la tentazione dell’inflazione che favorisca governi, imprese e famiglie indebitate, a scapito di tutti gli altri. Tuttavia non sposa il catastrofismo di altri, come Jacques Attali (v. “La crisi, e poi?”) e propone di “ripensare sia la teoria che la prassi delle politiche monetarie, adeguandole alla globalizzazione, rafforzandone l’indipendenza e collegandone la riforma con quella delle politiche di regolamentazione e vigilanza finanziarie”. Ci vuole una sede multilaterale adatta e un mandato politico adeguato. Un nuovo profilo per il Fondo Monetario Internazionale? 

Franco Morganti


copertina del libroRosalba Casiraghi
Gianfranco Negri Clementi
Paola Schwizer
“Il modello dualistico. Dalla norma all’attuazione”
Il Sole 24 Ore Editore
Milano 2009, 314 pp.
€ 29,00 

Rafforzare la governance per guidare la ripresa. Nedcommunity, in collaborazione con Fondazione Italiana Accenture, ha lanciato questo messaggio con l’uscita di un volume che presenta i risultati di uno studio sulle modalità di funzionamento del modello dualistico in Italia. Superate le riflessioni sulla portata dell’innovazione AUTORITÀ DI VIGILANZA si passa all’analisi dei fatti facendo tesoro dell’esperienza delle società, quotate e non, che hanno adottato il nuovo modello di amministrazione e controllo a qualche anno dalla riforma del diritto societario. Il volume raccoglie i contributi di giuristi, aziendalisti ed esperti che, riuniti attorno ai tavoli di discussione aperti dall’Associazione, hanno approfondito i casi di applicazione del dualistico, ne hanno esaminato in dettaglio strutture e processi operativi e ne hanno tratto best practice e suggerimenti concreti in termini di validità ed efficacia. 
Quali differenze emergono fra il dualistico all’italiana e quello adottato in altri Paesi? Rispetto a quali assetti societari e quali strategie di lungo periodo fa premio il dualistico? Come definire le responsabilità del consiglio di sorveglianza rispetto alle operazioni strategiche? Quale profilo professionale deve caratterizzare i consiglieri di gestione? Come progettare flussi informativi efficienti fra i due organi? Perché alcune banche hanno rinunciato al dualistico dopo pochi mesi dalla sua adozione? 
Sono queste alcune delle numerose domande, spesso coraggiose, cui si trova risposta nel volume. 
Il bilancio è al momento positivo. Non vi è dubbio che l’adozione del dualistico sia stata spesso ispirata da esigenze contingenti, sorte in momenti di discontinuità aziendale. Il sistema però accentua e valorizza la funzione di controllo all’interno dell’organo amministrativo e consente un miglior bilanciamento di poteri pur all’interno di meccanismi decisionali apparentemente più articolati e complessi che richiedono una accurata progettazione. 
Nonostante ciò, sul futuro del modello non emergono pareri univoci. Terminata la sua utilità a gestire le aggregazioni ed esaurita la fase di rodaggio prevarranno le istanze conservatrici di chi ne sottolinea l’eccessiva macchinosità a supposto danno di un’efficienza dei processi decisionali? O le opportunità, che anche questo lavoro mette in luce, promuoveranno una diffusione più ampia rispetto all’attuale, resa più consapevole grazie a coloro che hanno aperto la strada con la fatica e sopportando il rischio della sperimentazione? Per la risposta si deve ancora attendere, ma ad ogni buon conto, quale che sia il futuro, che rimanga modello elitario o invece sappia nel tempo conquistare una più larga base, il dualistico ha già dato, in questi anni, un ben visibile contributo riformista alla pratica del buon governo societario. 

Paola Schwizer


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