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BIBLIOTECA NED a cura di Paola Schwizer

Carminati Ferruccio (2010),
Dal tavolo di casa al tavolo d’impresa. La corporate governance dell’azienda familiare,
Guerini e Associati Editore,
Milano.

Trasferire i principi di buona governance alle aziende “di famiglia”: una missione impossibile? 

Non la pensa così Ferruccio Carminati, advisor indipendente di molte aziende familiari e autore del libro Dal tavolo di casa al tavolo d’impresa. Impegnate in processi di innovazione, alla ricerca di soluzioni strategiche che consentano balzi nella crescita, coinvolte in tortuosi processi di successione generazionale, le imprese a controllo familiare che caratterizzano il capitalismo italiano sono pronte a evolversi anche nella qualità del governo interno e della trasparenza verso l’esterno. 

In un volume originale nell’articolazione e nel taglio, Ferruccio Carminati porta avanti con forza la sua tesi: il miglioramento nella corporate governance non è interesse esclusivo delle aziende più aperte al mercato, ma è da perseguire ovunque si presentino interessi difformi da tutelare e dove si consideri l’azienda come bene economico e sociale. L’opportunità di affinare i modelli di governance è presa seriamente in considerazione solo in occasione dell’apertura del capitale a partner esterni, o in caso di aggregazioni e joint ventures; alcuni meccanismi di governance rappresentano invece soluzioni efficaci per risolvere i problemi tipici delle aziende a controllo familiare. 

L’incrocio di interessi nel mondo dell’imprenditoria familiare è evidente: da un lato vi sono le attese e i valori del “mondo della famiglia”: politica dell’essere, sentimenti, sicurezza, affettività, protezione, solidarietà, tradizionale, appartenenza, risparmio. Dall’altro lato, quelli del “mondo dell’azienda”: politica del fare, stimoli, razionalità, profitto, dimensione tecnico-economica, cambiamento, investimento, competizione, incertezza e rischio, delega. Il loro corretto, e coerente, indirizzo, ispirato e guidato – secondo l’autore – da principi di etica, o anche di semplice correttezza nelle relazioni tra le parti in causa, è il necessario presupposto di un’interazione positiva fra i due mondi – famiglia e impresa –, di riconoscimenti omogenei e, in ultima istanza, del successo competitivo e duraturo dell’azienda. 

La riconciliazione tra le due prospettive è peraltro tanto più complessa quanto più ampia, variegata e instabile è la base azionaria e quanto più diversificata è la leadership dell’azienda. La maggiore complessità determina un fabbisogno crescente di modelli di governance strutturati, volti a garantire un presidio efficiente delle situazioni di conflitto di interessi. 

Nel tentativo di dare un proprio contributo alla diffusione di meccanismi di governance che possano favorire l’allineamento di obiettivi e di azioni di chi gestisce l’impresa e di chi esprime interessi legittimi verso di essa, Carminati sviluppa un’analisi utile e di immediata fruizione degli strumenti del governo societario, dei principi normativi e delle best practicesaffermatisi in tempi recenti, dando valore anche al ruolo di associazioni come Nedcommunity – espressamente citata nel testo – in qualità di veicoli di crescente sensibilizzazione verso la buona corporate governance. 

Nella trattazione del tema non poteva mancare un ampio riferimento al ruolo del consigliere indipendente. Una pura “ipotesi scolastica” nelle aziende familiari? No, se la figura è intesa in senso sostanziale, come portatrice di una costante indipendenza intellettuale, in termini di autorevolezza e di carattere, di interessi e operativa, “che affranchi il soggetto da ogni preconcetto e valutazione precostituita”. Dall’operato di un consigliere indipendente l’azienda si deve aspettare un contributo all’analisi strategica e decisionale con l’apporto di conoscenze, visioni e competenze diverse da quelle presenti in famiglia; uno stimolo al confronto, alla responsabilità, all’autodisciplina; un presidio sui conflitti di interesse e sul rispetto delle minoranze; un apporto ad una gestione meno emotiva e personale anche nella ricomposizione di controversie fra soci; un supporto alle relazioni e alla comunicazione esterna. 

Il volume ha quindi la natura di una guida, completa, aggiornata e ricca di risposte ai quesiti che possono presentarsi a chi si avvicini al tema della governance delle aziende familiari. Ampio spazio è dedicato ad approfondimenti mirati, proposti come “schede tecniche”, su strumenti utili per la messa a punto di un efficace modello di governo societario (patto di famiglia, patto di sindacato, trust, nuda proprietà e usufrutto, holding di famiglia, family leveraged buyout, quotazione), strumenti di supporto (private equity, family officer), principali normative in materia. Alcune testimonianze, proposte nell’ultima parte del libro, offrono un corollario di vite vissute, sfide e traguardi, letti e raccontati dagli imprenditori e dai loro familiari, protagonisti di importanti scelte di governo aziendale. 


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