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“Governance 2.0. Stili di vigilanza, buona governance e cultura dei rischi per la finanza di domani”.

copertina i soci

Governance 2.0 – a cura di Alessandro Carretta e Paola Schwizer – Bancaria Editrice – € 30,00 – Roma 2015.

Segnalazione libraria dell’Editore
Il ruolo svolto dalle banche ai fini dello sviluppo dell’economia e del sistema dei pagamenti e la valenza “sociale” dei processi di intermediazione creditizia hanno portato a ritenere che solidi meccanismi di governo societario favoriscano l’allocazione efficiente dei prestiti e la qualità dell’azione di monitoring sui debitori. Per il sistema bancario i temi di governo societario sono quindi considerati importanti almeno quanto la disponibilità di capitale e la gestione dei rischi. Carenze nella corporate governance bancaria, spesso alla base di importanti crisi aziendali, possono infatti produrre – mediante l’assunzione di rischio eccessivo e, comunque, di comportamenti poco prudenti – conseguenze su molteplici categorie di stakeholder – dipendenti, depositanti, obbligazionisti, fornitori – nonché intaccare il capitale degli azionisti, con ripercussioni di natura sistemica.

In virtù delle linee evolutive sopra delineate, i sistemi di governance delle banche sono destinati ad assumere caratteristiche specifiche che li distinguono da quelli delle imprese non finanziarie. Il “modello ideale” di CdA bancario, auspicato dalle Autorità, si caratterizza ad esempio per una dimensione più contenuta rispetto al passato, per un elevato livello di indipendenza “formale e sostanziale” dei propri membri, per una composizione equilibrata, in termini di poteri e interessi rappresentati, robusta e al tempo stesso diversificata quanto a competenze dei membri, per un’organizzazione trasparente (ruoli e responsabilità) e funzionale all’esercizio dei compiti consiliari in modo efficace ed efficiente (anche mediante la costituzione di comitati con funzioni istruttorie e consultive).
A complemento degli interventi regolamentari, si è ritenuto che il mercato – favorito da una crescente trasparenza della gestione – dovesse svolgere un ruolo più incisivo e autonomo nel monitoraggio delle scelte gestionali delle banche. Rinforzare la capacità e gli incentivi degli investitori privati e, in particolare di quelli istituzionali, nel controllo della qualità del governo societario delle banche consentirebbe di aumentare l’efficacia delle regole e la loro sostanziale attuazione nel rispetto delle specificità delle singole imprese. Le evidenze in merito alle modalità di interpretazione e di attuazione concreta delle regole da parte delle banche inducono tuttavia ad una lettura più critica e approfondita dei sistemi di governo delle banche. I meccanismi reali di funzionamento dei consigli di amministrazione, ad esempio, nei quali si svolgono i processi decisionali chiave per l’azienda, sono difficili da normare e rimangono esposti a fenomeni di irrazionalità legati a comportamenti individuali o a sistemi di relazioni personali talvolta orientati al perseguimento di interessi diversi da quelli dell’impresa. La teoria manageriale e la stessa regolamentazione hanno da tempo evidenziato l’importanza dei profili culturali, organizzativi e individuali, nel determinare le strategie perseguite e i risultati di processi di cambiamento in una prospettiva di lungo termine. Una lettura trasversale dei fattori in grado di aumentare l’efficacia delle regole sui meccanismi di governance e sulla cultura delle banche appare quindi rilevante e opportuna. Dal punto di vista organizzativo, infatti, è la cultura aziendale che può svolgere un ruolo importante nel consolidamento di comportamenti compliant nelle istituzioni finanziarie.

Muovendo da un comune ambito disciplinare di interesse, quello dell’economia degli intermediari finanziari, un gruppo di ricercatori ha condotto negli ultimi anni, in modo strettamente coordinato, lungo filoni di indagine predefiniti e condivisi, numerosi studi sui temi delle relazioni fra regole, governance e cultura delle banche. I principali punti di incontro sono stati il Dottorato in “Banca e Finanza”, dell’Università di Roma Tor Vergata, diretto da Alessandro Carretta e, in tale ambito, il Laboratorio di ricerca sulla governance e i controlli interni delle banche, diretto da Paola Schwizer.

Alcuni tra i contributi di ricerca più significativi, prodotti in un arco di tempo di oltre dieci anni, sono stati selezionati e raccolti nel volume segnalato. Essi consentono di ripercorrere le principali caratteristiche dell’evoluzione in atto e propongono molti spunti di riflessione e numerose evidenze in merito all’efficacia dei diversi strumenti di controllo sul governo societario delle banche. Al contempo, gli studi offrono una visione innovativa sugli strumenti di indagine e ricerca di fenomeni spesso difficili da cogliere mediante modelli puramente quantitativi, poiché legati a fattori soggettivi, a sistemi relazionali, a forme di circolazione e condivisione delle informazioni.

I lavori presentati nel volume, ampiamente discussi in occasione di numerosi convegni in Italia e all’estero, affrontano tutti i punti di vista delineati, in una costante e assidua ricerca delle relazioni più significative e degli indirizzi più efficaci per una corretta e sana gestione dell’attività bancaria.

Il volume si articola in tre parti, relative, rispettivamente, a regolamentazione, governance e cultura.

La prima parte – Regolamentazione – presenta cinque studi focalizzati sull’evoluzione della relazione tra banche e Autorità di Vigilanza, alla luce dell’evoluzione delle norme verso modelli macro- e microprudenziali, orientati a disciplinare l’organizzazione e i comportamenti degli intermediari e a valorizzarne le competenze individuali e i modelli interni di gestione.

La parte centrale del volume – Governance – propone sei lavori volti a rappresentare altrettante modalità di analisi dell’efficacia della governance e del funzionamento dei consigli di amministrazione, esplorandone profili e caratteristiche spesso trascurate dalla letteratura dominante.

La terza parte – Cultura – presenta quattro contributi di ricerca sul tema dell’evoluzione dei modelli culturali nel settore bancario e del relativo impatto sulle performance. La cultura è considerata un potente strumento di coordinamento e indirizzo dei comportamenti, in grado di determinare, da sola, il successo o l’insuccesso di progetti di cambiamento strategico e organizzativo. Anche la regolamentazione individua la “cultura del rischio” e la cultura del controllo” come fattori fondamentali dell’efficacia complessiva dei sistemi di governo e gestione delle banche.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandro Carretta, membro del Comitato Scientifico Ned e del Comitato Editoriale della Rivista ([email protected])


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