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La rilevanza delle “regole del gioco” nell’ambito del settore finanziario è tale da esserne parte fondante, ragion d’essere della sua esistenza e del suo funzionamento. In questo contesto le banche da sempre sono gli intermediari maggiormente

Risk Culture in Banking

Edited by Alessandro Carretta, Franco Fiordelisi, Paola Schwizer Palgrave McMillan Studies in Banking and Financial Institutions, 2017

Poiché questo volume è stato redatto dal curatore della rubrica Alessandro Carretta insieme a Franco Fiordelisi e Paola Schwizer,in questa occasione la recensione è stata affidata a Paola Musile Tanzi (*), membro del Comitato Scientifico di Nedcommunity.

La rilevanza delle “regole del gioco” nell’ambito del settore finanziario è tale da esserne parte fondante, ragion d’essere della sua esistenza e del suo funzionamento. In questo contesto le banche da sempre sono gli intermediari maggiormente regolamentati, nonostante ciò, gli scandali finanziari continuano ad avere l’onore della ribalta nelle cronache internazionali. Com’è possibile? Alessandro Carretta, Franco Fiordelisi e Paola Schwizer nell’introdurre il volume, di cui sono i curatori, “Risk Culture in banking”, edito da Palgrave, ci ricordano che la cultura aziendale è una sorta di “anello mancante” per comprendere pienamente il funzionamento delle organizzazioni e che non sono sufficienti il rispetto dei requisiti di capitale e l’aderenza formale alle norme per garantire comportamenti corretti da parte delle banche. La consapevolezza del ruolo della cultura del rischio nella gestione della banca era già messa in evidenza dal Comitato di Basilea nei Nuovi Principi di Governance per le banche, pubblicato nel 2015, ma non era ancora presente uno studio approfondito sul tema, in grado di integrare la parte metodologica, con una serie di evidenze empiriche. Il volume colma questo spazio di ricerca, raccogliendo il contributo di numerosi Autori ed è articolato in due parti: la prima contiene una visione generale della cultura del rischio, analizzata dal punto di vista della teoria e degli strumenti di indagine, la seconda declina il tema della cultura del rischio in diverse aree di attività e mette in luce esperienze e i risultati di ricerche empiriche.

Nella prima parte, in particolare, Alessandro Carretta e Paola Schwizer sottolineano la necessità di arrivare ad una nuova cultura in banca, capace di riunificare le attese di diversi attori: gli azionisti, il management, i collaboratori, gli organi amministrativi e politici, il sistema giudiziario, le autorità di controllo, i media, la scuola, i clienti. Tutti questi attori hanno in qualche modo contribuito a formare la cultura della banca con il proprio contributo e/o le proprie negligenze, ciò che ora è richiesto è di diventare parti attive nella formazione di una nuova cultura del rischio, capace di “dare forma” alle politiche gestionali e al comportamento della banca. Il capitolo di Marco Di Antonio declina, invece, il tema del business risk culture nelle diverse aree di business bancario, proponendo un’analisi delle sue determinanti strutturali/endogene e contingenti/esogene. Doriana Cuccinelli esplora l’evoluzione del sistema dei controlli interni, attraverso le lenti della cultura del controllo, della cultura di compliance e della cultura del rischio. E’ con Daniele Previati che il ruolo delle persone nella formazione della cultura del rischio viene messo in primo piano (“People First”), ciò senza perdere l’attenzione al profilo sella misurazione e dell’assessment della cultura del rischio, come indicato da Nicola Bianchi e Franco Fiordalisi. L’impatto reputazionale della cultura del rischio è indagato nel capitolo di Giampaolo Gabbi, Mattia Pianorsi e Maria Gaia Soana, mentre Vincenzo Farina, Lucrezia Fattobene ed Elvira Anna Graziano chiudono la prima parte, interrogandosi sul ruolo dei media nel formare la cultura del rischio in banca.

Nella seconda parte del libro la cultura del rischio è contestualizzata a livello europeo nel capitolo di Candida Bussoli e in quello di Federica Sist e Panu Kalmi. La prospettiva delle diverse aree di business è vista attraverso Umberto Filotto, Claudio Giannotti, Gianluca Mattarocci e Xenia Scimome con riguardo all’attività di erogazione di mutui residenziali e dalla sottoscritta con riguardo all’attività di wealth management. Gianni Nicolini, Tommy Garling, Anders Carlander e Janette Carlsson Hauff cambiano prospettiva e cercano di comprende la cultura del rischio, nell’ambito delle scelte di investimento della clientela, analizzando la relazione tra la propensione al rischio, l’educazione finanziaria della clientela e l’attività di pianificazione degli investimenti. Doriana Cuccinelli e Arturo Paternello analizzano, invece, la relazione tra cultura del rischio e la gestione del rischio di credito in banca, mentre Giacomo De Laurentis ne vede i riflessi nella determinazione dei rating creditizi. Alessandro Mechelli e Riccardo Cimini partono dall’analisi delle tecniche di contabilizzazione per vederne la relazione con la solidità della banca e la sua cultura del rischio. Fabio Arnaboldi e Caterina Vasciavero evidenziano il contributo proattivo che può arrivare dall’Internal Audit al fine di accrescere la cultura del rischio.

L’insieme di questi contributi rafforza la visione potente di una cultura del rischio capace di pervadere tutta la banca in ogni ambito di attività, di diventare un elemento sostanziale in ogni scelta aziendale, a qualunque livello.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

(*) Paola Musile Tanzi, membro del Comitato Scientifico di Nedcommunity, è professore ordinario di Economia degli Intermediari finanziari presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Perugia, dove insegna inoltre Private Banking and Asset Management.

Alessandro Carretta, membro del Comitato Scientifico Ned e del Comitato Editoriale della Rivista ([email protected])


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