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Qualche settimana fa il Wall Street Journal ha dedicato un po' di spazio al funzionamento dei Cda, titolando "Consigli di amministrazione: le risorse umane reclamano un ruolo più ampio per creare una sana cultura aziendale". In effetti la funzione HR

LA governance dei rischi

Lance Wright, HR in the boardroom. The HR professional’s guide to earning a place in the C-suite, Palgrave Macmillan, Houndmills, Basingstoke, Hampshire, 2015.

Qualche settimana fa il Wall Street Journal ha dedicato un po’ di spazio al funzionamento dei Cda, titolando “Consigli di amministrazione: le risorse umane reclamano un ruolo più ampio per creare una sana cultura aziendale”.

In effetti la funzione HR (Human Resources) è sovente trascurata dal board e dal top management quando si tratta di affrontare il tema dell’adeguatezza e dei processi di cambiamento culturale, anche se in realtà essa dovrebbe disporre al riguardo delle informazioni davvero rilevanti e di una visione d’insieme sulle persone.

Il libro HR in the boardroom affronta in 10 capitoli, con una sequenza prevedibile (che cosa pensa il CEO dell’HR; come entrare nel board; cosa fare quando si è dentro, ecc.) ma indubbiamente efficace in termini espositivi il tema, assumendo il punto di vista di un esperto di gestione delle risorse inserito in un Cda .

Si tratta di un’opera non memorabile ma tutto sommato utile per chi è interessato a questo argomento, che permette di osservare il funzionamento dei board in questa prospettiva effettivamente non consueta.

Qualche banalità e ingenuità proprie dell’approccio anglosassone al management (indovinate quale è la funzione aziendale che ritiene che le risorse umane diano il maggior contributo alla creazione di valore aziendale? … e c’è anche un’indagine empirica di supporto…) ma anche molti spunti utili per migliorare processi e decisioni che riguardano il board utilizzando il tool kit normalmente a disposizione dell’HR. Un capitolo è dedicato ai piani di successione e ben due capitoli al ruolo di coach e di advisor che l’esperto in gestione delle risorse può svolgere nei confronti del CEO e degli altri membri del consiglio. Una prospettiva questa non sempre credibile e in concreto percorribile se si pensa alla composizione, alle dinamiche ed agli interessi rappresentati nei Cda, ma utile per diffondere almeno la convinzione che il consiglio di amministrazione sia una vera e propria “unità organizzativa “, che proprio grazie a relazioni efficaci tra i propri membri può generare buona governance e dunque valore per l’impresa. In quest’ottica la diversità di interessi e di punti di vista tra i membri del Cda e del management può generare occasioni di conflitto, non necessariamente negative, alle quali il libro dedica un capitolo dal titolo azzeccato “Navigating executive team wars”…

In sostanza, come si sottolinea anche in un recente documento predisposto dall’ICGN (International corporate governance network) e da ICSA (Institute of chartered secretaries and administrators), il contributo dell’HR alla governance può essere certamente di rilievo e d’altra parte solo un Cda caratterizzato da una “buona” governance può essere di aiuto nei momenti di cambiamento significativo che caratterizzano la storia delle imprese. 

Scritto da un esperto consulente statunitense, con un passato manageriale nel settore energetico internazionale, il volume può dare sicuramente qualche spunto di riflessione anche agli specialisti di governance, che già padroneggiano il tema. Ognuno trarrà dalla lettura non più di 4-5 idee e spunti e se ne ricorderà al massimo 2 o 3. Tra queste magari una potrebbe rivelarsi valida per risolvere un problema concreto di funzionamento del board. E a questo punto i 36 $ spesi per il libro si saranno rivelati senza dubbio un buon investimento…

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandro Carretta, membro del Comitato Scientifico Ned e del Comitato Editoriale della Rivista ([email protected])


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