TEB: punta di diamante della formazione di Nedcommunity
The Effective Board, giunto all’ottava edizione, rappresenta uno degli esempi più importanti di proposta formativa dell’associazione. In sette anni ha preparato oltre 320 professionisti, confermandosi il percorso di riferimento per chi desidera assumere l’incarico di consigliere
Paola Schwizer
Oltre 320 professionisti, di cui il 58% donne, il 10% under 40. Sono soltanto alcuni numeri dietro i quali si nasconde il successo del TEB- The Effective Board, il corso realizzato da Nedcommunity e NedValue con l’Associazione Italiana Dottori Commercialisti – Sezione di Milano. L’ottava edizione si è conclusa a novembre e tutto è pronto per la nona. Secondo Paola Schwizer, presidente onorario di Nedcommunity e originator del corso (ne ha sviluppato l’architettura lanciando la prima edizione) il segreto della longevità di questa proposta formativa sta negli elevati standard di qualità e di professionalizzazione garantiti.
Quali obiettivi si prefiggeva all’inizio il TEB?
L’obiettivo era quello di non realizzare un corso base di governance. I moduli sul codice di autodisciplina e sulle responsabilità civili degli amministratori erano somministrati attraverso alcuni video propedeutici, proprio per consentire ai partecipanti di arrivare in aula con una cassetta degli attrezzi adeguata ad affrontare temi legati al funzionamento del consiglio di amministrazione: come prendere decisioni su varie problematiche e come partecipare a un board nel modo corretto. Centrali, quindi, le soft skills, in particolare lo stile di comunicazione più adeguato. In aggiunta volevamo approfondire i temi su cui i board si sarebbero potuti trovare coinvolti: strategia e creazione di valore nel lungo periodo, rischi e controlli, conflitti di interesse, selezione, remunerazione e successione del CEO.
In che modo avete perseguito questi obiettivi?
Avvalendoci in primo luogo di professionisti che avevano maturato esperienza in consiglio di amministrazione sui temi specifici e fornendo moduli a scelta che ognuno era libero di aggiungere al proprio percorso per personalizzarlo al massimo. I temi coperti erano molto ampi e completi, consentivano di uscire dal TEB con una forte consapevolezza di come un board funzioni e del ruolo svolto al suo interno dal consigliere, soprattutto indipendente. Devo dire che il metodo ha funzionato accreditando il TEB come un vero e proprio corso di formazione, solido, completo e ben strutturato.
Com’è cambiato il corso negli anni?
Di pari passo con l’evoluzione della corporate governance. È evoluto mediante l’aggiunta di nuovi contenuti anche perché l’attenzione dei board si è spostata su aspetti inediti: rendicontazione di sostenibilità, e governo della supply chain, ad esempio. È stato inserito un modulo sull’internal investigation per approfondire il coinvolgimento del board in questa delicata fase e sono stati affrontati argomenti che aiutano a far emergere l’evoluzione della normativa e del contesto nel quale opera il consiglio. In un certo senso il TEB è un foglio sul quale aggiungere sempre nuovi appunti.
Che tipo di docenti ci lavorano?
Non necessariamente professori. Sono spesso esperti esterni con un lungo background come amministratori di società. Devono essere in grado di portare nella docenza casi specifici da usare come esempi su cui ragionare nella consapevolezza che un conto sono la disciplina e la teoria, un altro l’operatività di un board che riflette le diverse personalità presenti in consiglio, la natura delle relazioni che si instaurano, il tipo di azionariato, il rapporto con il management. È importante che il corso sia alimentato dal racconto di storie e di casi reali. Io porto la mia testimonianza in aula ancora oggi.
Qual è l’identikit dell’iscritto tipo?
Mi ha sempre stupito il livello molto alto dell’aula. Si iscrivono professionisti aspiranti consiglieri con formazione solida ma anche molti consiglieri con esperienza sul campo e questo aspetto arricchisce il corso perché il bagaglio di competenze personali viene messo a fattor comune. Ovviamente sono più numerosi coloro i quali non sono mai entrati in un cda: si tratta di un bacino di talenti interessato a partecipare ai consigli di amministrazione che vuole prepararsi adeguatamente e che rappresenta una potenziale fonte di innovazione per le società.
Qual è la chiave del suo successo di questo corso?
Senz’altro ne è il pilastro. Chi desideri frequentare un corso avanzato di corporate governance trova nel TEB una risposta ideale. Piace anche per la community: dall’esperienza delle edizioni precedenti è nato TEB Alumni che consente agli ex studenti di continuare a vedersi, condividendo la cultura delle best practice di governance. Da questa community è partita poi un’iniziativa di mentoring che ha avuto un gran successo. I partecipanti, in sostanza, vengono accompagnati anche nel loro successivo percorso di evoluzione professionale e hanno la possibilità di stringere delle relazioni forti nell’ambito del network. Inoltre, il TEB rappresenta la porta d’accesso al percorso di formazione strutturato offerto da Nedcommunity: sono infatti numerosi i partecipanti che hanno deciso di iscriversi anche ad altri nostri corsi.
Qualcuno siede in cda anche grazie al TEB?
Difficile dimostrare un rapporto causa-effetto. Di certo posso dire che alcuni ex partecipanti siedono oggi in cda anche importanti. Quel che posso affermare è che il corso aiuta ad adottare la forma mentis adeguata a svolgere un ruolo tanto delicato. Anche se fin dal primo giorno in aula viene chiarito che la frequenza non garantisce l’accesso a un board, si cerca di realizzare una trasparente attività di promozione dei partecipanti i cui profili sono pubblicati sul sito per renderli visibili a eventuali selezionatori e cacciatori di teste. Il feedback a oggi è stato positivo.

