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Adeguati assetti organizzativi: non compliance ma abilitatori di successo  

Ogni azienda è chiamata a declinare il concetto di adeguatezza in base alle proprie dimensioni, al settore e alla struttura. Il tema sarà anche oggetto di un paper disponibile a tutta la comunità di Nedcommunity

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Una giornata di formazione dedicata al tema degli adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili, passando dagli obblighi normativi alle nuove potenzialità legate agli sviluppi tecnologici. Fino al ruolo degli organi di controllo e degli amministratori nella gestione dei rischi aziendali. L’incontro è stato organizzato da Nedcommunity, l’associazione italiana degli amministratori non esecutivi e indipendenti, in collaborazione con EY e si è svolto lunedì 10 novembre negli uffici romani di EY.

Ad aprire la giornata è stata la vicepresidente di Nedcommunity, Patrizia Giangualano, che ha sottolineato il grande interesse e l’attualità dei temi trattati nel corso della giornata. “Per noi diventa molto importante creare le condizioni affinché il board e il collegio sindacale possano verificare le competenze all’interno della struttura e ricevere tutti gli adeguati flussi informativi, avendo contezza del fatto che l’assetto sia adeguato”. Giangualano ha sottolineato come l’argomento degli adeguati assetti organizzativi sarà oggetto di un paper, che sarà reso disponibile a tutta la comunità di Nedcommunity. “Un modo per essere sempre più pronti ad affrontare le sfide del momento”.

Marco Cavagnini, EY Partner, FAAS, ha approfondito il lato aziendalistico, osservando come nelle PMI italiane permanga una scarsa sensibilità verso questi temi, sebbene riguardino la sana gestione d’impresa. “Tre sono gli ambiti principali degli adeguati assetti: organizzativi, amministrativi e contabili. Oltre alla necessità di integrarli con tre dimensioni trasversali: procedure, sistemi informativi e reportistica con KPI. Partendo da un punto di vista fondamentale: non c’è modo di definire a priori il concetto di adeguatezza. Ogni azienda deve declinarlo in base alle proprie dimensioni, al settore e alla struttura. Serve un approccio graduale e dinamico che definisca target di riferimento, gap analysis e priorità d’intervento, evitando carichi organizzativi insostenibili”.

Marianna La Molinara, EY Partner, Forensic, si è invece occupata degli aspetti normativi e giurisprudenziali: le sentenze degli ultimi anni hanno sanzionato amministratori e collegi sindacali per mala gestio e assenza di vigilanza. “Le sentenze più importanti partono dal 2022. È stata contestata la mancanza di adeguati assetti e questo è stato considerato particolarmente grave proprio perché tutto è partito in un momento in cui l’azienda non era in crisi. In una situazione di non crisi, gli amministratori potevano essere più efficaci nell’implementare un modello corretto. Un altro concetto molto importante è che la buona fede dell’amministratore può essere esimente di una carenza di un sistema di controllo corretto: il fatto rilevante è che il comportamento sia stato compiuto, o meno, in mala fede”.

Fondamentale, in questo ambito, è il ruolo della tecnologia. Veronica Cordioli, EY Manager, FAAS, ha spiegato come la tecnologia sia un fattore abilitante trasversale ai sistemi, alle procedure e ai report. La digitalizzazione è definita come un cambiamento culturale, non solo tecnico: trasforma i dati in insight e decisioni strategiche. “È importante che le aziende percepiscano il dato come un asset strategico e non come una commodity. E per farlo è necessario conoscere quelle che sono le caratteristiche e gli elementi che sottendono i dati. Seguendo la teoria delle cinque ‘v’, possiamo capire come trasformare il dato in valore”. Tramite volume, velocità, varietà, veridicità e variabilità si può trasformare il dato in valore attraverso KPI e analisi predittive.

Nel corso della tavola rotonda, moderata da Giuseppe Giovinazzi, EY Partner, ICS, gli associati Nedcommunity Giulia De Martino, Dottore Commercialista e Revisore Contabile, Santino Saguto, Senior TMT Advisor, Consigliere Indipendente WIIT SpA e Silvia Muzi, Collegio sindacale di Bpm, Presidente del Collegio di A2A, si sono confrontati sugli aspetti su cui le aziende devono lavorare di più per migliorare in questo ambito. Sottolineando come la situazione sia profondamente diversa a seconda della dimensione delle imprese. Le grandi aziende hanno generalmente compreso come l’adeguatezza non sia un mero vincolo di compliance, ma un abilitatore della performance e della strategia. Consapevolezza che è molto meno comune nelle imprese medie e piccole.

A tirare le fila della giornata è stato Giorgio Alessio Acunzo, EY Partner, CRS/PPG, che ha sottolineato come gli adeguati assetti organizzativi debbano essere declinati a seconda delle circostanze specifiche. “Non esistono soluzioni che vanno bene per tutti. Vanno ben documentati, e devono subire un’opera di manutenzione, perché le circostanze cambiano”. Le certificazioni esterne possono aiutare. Nella convinzione che gli adeguati assetti non siano atti di compliance. “È vita vissuta, quotidiana. Creano fiducia, sono abilitatori di successo”.

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