Imprese e Imprenditori

La mission del Chapter Sud Est: al fianco delle imprese familiari

L’Italia non è solo Roma o Milano. Il Sud Est costituisce un contesto produttivo vivace, formato per lo più da imprese piccole e medie, a gestione familiare, che hanno bisogno dell’apporto di professionisti indipendenti per affrontare le sfide della modernità. La nuova unità locale di Nedcommunity nasce con questo obiettivo: traghettare le aziende del territorio in un futuro di successo

Cristina Mitidieri

Un contesto produttivo importante, formato soprattutto da piccole e medie imprese a carattere familiare. Radicate nel settore dei servizi, del turismo, così come in quello manufatturiero. Aziende che spesso hanno bisogno di un aiuto esterno e professionale. Per gestire le sfide del presente, come quelle legate alla cybersecurity, ma anche per entrare in una nuova dimensione, che può essere una gestione più manageriale o la transizione generazionale. È per dare risposta alle particolari esigenze di questo territorio che nasce il Chapter Sud-Est, presentato lo scorso 26 settembre a Bari. A guidare la nuova unità locale dell’associazione la delegata Cristina Mitidieri, che con Candida Bussoli, Vittorio Boscia, e Valeria Stefanelli forma il Comitato esecutivo.

Da cosa nasce la volontà di creare una divisione dell’associazione in quest’area geografica?

La prima necessità che abbiamo sentito è stata quella di essere più vicini a tanti associati che vivono e operano lontano da Roma o Milano e che, quindi, rischiavano di percepire l’associazione come lontana dalla propria attività quotidiana. D’altronde la corporate governance non è un concetto astratto, un framework statico, ma è una infrastruttura dinamica. Si evolve con l’evolversi delle aziende e deve rispondere alle diverse esigenze che emergono dal territorio. Il Chapter Sud Est vuole essere un think tank, un soggetto che promuove le best practice in materia di governance nelle aziende presenti nelle regioni interessate dal chapter e faccia da collante tra i vari attori del territorio. Vogliamo creare collegamenti. Come abbiamo già iniziato a fare nel primo evento a Bari, dove abbiamo invitato, solo per citarne alcuni, Confindustria, Banca d’Italia e banche del territorio. Oltre, ovviamente, a fare tanta formazione.

Qual è il contesto produttivo della zona a cui si rivolge questo Chapter?

Partendo dalla Puglia, che è la prima regione in cui abbiamo lanciato la nuova unità locale, abbiamo visto come in questa regione ci siano meno aziende rispetto alla media nazionale. Non mancano le multinazionali, né le imprese ad alta crescita, ma la grande maggioranza è costituita da Pmi. Si tratta di un sistema produttivo frammentato. Secondo i dati della Banca d’Italia, qui le aziende hanno un numero di addetti minore rispetto alla media nazionale, così come la quota di indebitamento bancario sul totale di debiti finali finanziari è maggiore della media nazionale e, non da ultimo, si registra un modesto livello degli investimenti rispetto alla media nazionale. Tornando alla domanda precedente, in questo contesto un Chapter territoriale può veramente essere uno strumento di cambiamento, per promuovere i principi di governance consapevole e di eticità. Di responsabilità nel fare impresa, capace di costruire valore durevole economico, sociale, occupazionale per sé e per tutti gli stakeholder. Vogliamo sviluppare e favorire percorsi di sostenibilità, mettendo al centro le persone.

Quali sono gli ambiti su cui bisogna maggiormente lavorare?

La caratteristica principale di gran parte delle aziende di questo territorio è di essere delle Pmi a carattere famigliare. Anche laddove c’è un consiglio di amministrazione, i componenti sono familiari o vicini alla famiglia, il ruolo di azionista e quello di imprenditore si sovrappongono. In questo contesto la presenza di una figura esterna, come può essere un consigliere indipendente, un NED, è fondamentale. A noi viene chiesto di portare competenze tecniche e skill sempre più specialistici, garantire indipendenza di giudizio nelle decisioni critiche, offrire network e visione esterna per l’apertura a nuovi mercati. Ma anche di fare da tramite, creare equilibrio tra valori familiari e le best practice manageriali, che poi è quello che consente di attirare fondi di investimento, di quotarsi in borsa, o di gestire la transizione tra il padre fondatore dell’azienda e le nuove generazioni. Mi faccia però dire una cosa.

Prego.

Nel nostro agire, all’interno delle aziende, è fondamentale far capire che le nostre azioni non sono semplicemente dei nuovi obblighi, un aggravio della compliance. Nuovi adempimenti burocratici. Dobbiamo far crescere la cultura dell’azienda e un sistema di governance competitivo. Ma facendo vedere che una gestione attenta, professionale, moderna, porta anche e soprattutto risultati molto concreti. Risultati in termini di maggiore reddittività, un accesso più facile al credito bancario, apertura a nuovi mercati, interlocuzioni con il mondo della finanza, oltre che all’aumento della soddisfazione interna. In questi giorni, è stato presentato il nuovo Codice di autodisciplina delle imprese familiari non quotate, cui le aziende potranno aderire su base volontaria, e che auspicabilmente rappresenterà un ulteriore tassello di risposta a queste esigenze in divenire del capitalismo familiare. Credo che questo sia un tema fondamentale sul quale impegnarci e lavorare come NED.

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