La gestione dei rischi di sostenibilità nel nuovo quadro geopolitico
La delicata situazione internazionale seguita all’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione russa, alle tensioni nuovamente emerse nel Vicino e Medio Oriente con la guerra aperta fra Israele e Iran, alla guerra commerciale scatenata dal presidente degli Usa Donald Trump, sembra stia scalzando i temi della sostenibilità dalle agende dei board. Ma è davvero così?

Quello che un tempo sembrava un consenso crescente sugli investimenti responsabili è stato significativamente sconvolto in pochi mesi, creando nuove sfide per le società ed i suoi amministratori. Lo sviluppo più sorprendente risiede nella divergenza fra gli investitori istituzionali nella risposta al nuovo panorama politico.
Le principali società di gestione patrimoniale statunitensi hanno rapidamente rivisto i propri impegni climatici attraverso diversi ambiti: ritirandosi da iniziative climatiche, tra cui la Net Zero Asset Managers, che ha successivamente sospeso le proprie attività; rifiutando esplicitamente l’uso della stewardship per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione; ridenominando i fondi incentrati sul clima ed attenuando l’applicazione dei fattori ESG; riducendo drasticamente o eliminando il sostegno alle proposte ambientali degli azionisti.
All’opposto, in Europa i fondi pensione e altri gestori di attivi hanno in gran parte mantenuto i loro impegni climatici. In qualità di investitori globali a lungo termine, riconoscono che il rischio climatico costituisce un significativo rischio finanziario correlato al valore dei loro portafogli. In questa prospettiva i gestori considerano un proprio dovere considerare i rischi sistemici come il cambiamento climatico.
Le pressioni geopolitiche sui principi Esg
Tuttavia, la politicizzazione si estende a contesti più ampi. A livello globale, gli investitori istituzionali potrebbero subire pressioni indirette derivanti da tensioni geopolitiche o fattori legati al commercio internazionale, complicando ulteriormente le loro strategie ESG. Un tempo gli investitori istituzionali, ed in particolare i fondi pensionistici, erano considerati custodi del valore a lungo termine, oggi con l’aumentare delle pressioni normative e geopolitiche, l’impegno diventa più sfumato.
Allo stesso tempo, le imprese affrontano importanti sconvolgimenti nella catena delle forniture globali, nei mercati e nei modelli di business e dovranno adottare decisioni strategiche e allocare risorse aggiuntive per accelerare la propria trasformazione. In questo contesto, una questione fondamentale è quanto siano efficaci i diversi tipi di azionisti nel sostenere le imprese nella loro necessaria evoluzione, non solo fornendo risorse finanziarie attraverso il capitale proprio, ma anche contribuendo al governo dei rischi emergenti.
Gli orizzonti temporali degli azionisti dovrebbero essere compatibili con quelli dell’azienda, in particolare con i piani di investimento. Per definizione, ogni azionista e ogni azienda, anche all’interno dello stesso settore, ha orizzonti temporali diversi. Gli investitori responsabili dovrebbero assicurarsi che i loro piani e orizzonti siano compatibili con ciò che l’impresa deve realizzare. Il potenziale disallineamento in questa dimensione distorce le aspettative e può avere effetti sia sulle società che sugli investitori.
L’importanza di una governance efficace
Ciò riporta anche alla considerazione generale che riguarda il ruolo fondamentale degli azionisti nel fornire alle società modelli di governance aziendale efficaci e nell’assicurarne il funzionamento, In particolare il consiglio di amministrazione. Le imprese hanno bisogno di azionisti – siano essi privati o istituzionali – che abbiano a cuore la buona governance della sostenibilità ma anche dei rischi geopolitici. Le proposte del consiglio di amministrazione agli azionisti, in particolare quelle relative alla composizione del consiglio stesso e alla nomina dei componenti del consiglio, al CEO e alla remunerazione dei dirigenti con responsabilità strategiche, sono fondamentali.
Un’azienda competitiva ha bisogno di un modello di “governance competente” sostenuto dagli azionisti. In questa prospettiva gli amministratori indipendenti possono essere determinanti, perché subiscono penalizzazioni in termini di reputazione se intervengono crisi nella gestione dei rischi ambientali e sociali. Nel complesso, gli incentivi del mercato del lavoro e il voto degli azionisti possono fornire rilevanti incentivi ex ante agli amministratori per gestire efficacemente le attività e i rischi in materia di ambientale e sociale. Perciò, anche nel nuovo quadro internazionale, gli amministratori indipendenti rimangono una risorsa essenziale per governare il cambiamento, monitorando la gestione dei rischi emergenti sia di sostenibilità sia di natura geopolitica.