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Tutti più poveri?

Il 13 agosto scorso Federico Rampini su Repubblica ha esposto una ricerca McKinsey che in italiano potremmo intitolare « Più poveri dei loro genitori ? Redditi piatti o in caduta nelle economie avanzate ». Due giorni dopo ha ripreso l'argomento

di Franco Morganti(*)

Una ricerca McKinsey

Il 13 agosto scorso Federico Rampini su Repubblica ha esposto una ricerca McKinsey che in italiano potremmo intitolare « Più poveri dei loro genitori ? Redditi piatti o in caduta nelle economie avanzate ».
Due giorni dopo ha ripreso l’argomento descrivendo la cosiddetta “ricetta svedese”, un misto di equità, welfare e economia keynesiana che fa della Svezia un paese ideale (fra i 25 presi in esame) dove solo il 20 % delle famiglie è stato toccato da questo declino, quando la media dei 25 paesi è sul 65-70 % e l’Italia è in coda con la quasi totalità delle famiglie.
La ricerca McKinsey, ha preso in considerazione 25 paesi di “economia avanzata” che vanno dall’Australia al Canada, dalla Svizzera alla Nuova Zelanda.

Perché ce ne occupiamo anche noi?

Da tempo ci battiamo per una figura di amministratore che porti al CdA un contributo non soltanto di controllo, ma anche strategico, verso una “governance integrata”. Questo amministratore, per svolgere un compito così ampio, deve possedere una base informativa anche sugli aspetti socio-economici del contesto nel quale la sua impresa si trova a operare. Il fatto che il contesto, nelle società avanzate, possa essere di fatale declino, non può lasciarlo indifferente.
Ma è verosimile quello che ci propone la ricerca McKinsey?
Anzitutto non possiamo dimenticare che mentre 540-580 milioni di persone, come dice McKinsey, erano toccate dal cosiddetto declino reddituale dei 25 paesi di « economia avanzata », ben 2,5 miliardi di persone, abitanti nei soli Cina, India e Brasile nel 2004, hanno visto il loro PIL pro capite crescere nei dieci anni successivi, malgrado l’incremento demografico, del 70 %: 75 % la Cina, 29 % l’India e 49 % il Brasile. I meno poveri fra i poveri del mondo, nel decennio, sono circa cinque volte più numerosi dei ricchi più poveri fra i ricchi!
Se guardiamo all’insieme del mondo, dato che ci troviamo in un contesto di globalizzazione, la visione limitata all’interno del nostro recinto non può essere esaustiva.
In secondo luogo non credo che sia importante sapere se un paese ricco e socialmente ben amministrato (come la Svezia) ha perso poco nel decennio, mentre sarebbe importante sapere quanta parte delle famiglie toccate dal declino, paese per paese, è scesa sotto il livello di povertà. Se prendiamo la « povertà assoluta », il cui livello impedisce di acquisire i beni e i servizi considerati uno standard di vita minimo accettabile, avrei voluto trovarne traccia nella ricerca McKinsey, che non ne sottovaluta l’importanza ma non fornisce calcoli (anche perché pochi paesi lo fanno nelle loro statistiche). Mi ha colpito ad esempio che l’Italia, fanalino di coda della ricerca, sia anche l’unico paese in cui le politiche fiscali e di welfare hanno prodotto una diminuzione anziché un aumento di reddito (-2 per l’Italia contro il “champion” olandese di +10).

E’ presto per parlare d’inversione di tendenza

L’Istat ha recentemente ricalcolato i dati sulla povertà assoluta dal 2005 al 2014, lo stesso periodo dell’indagine McKinsey : l’indice è salito dal 3,6 % al 5,7 della popolazione in dieci anni e non è una buona notizia. Forse questo è più importante che sapere che tutte le famiglie italiane hanno avuto arresto o declino dei redditi.
Fra parentesi, l’indice di povertà del 2014 è leggermente meglio di quello del 2013, anche se è presto per parlare di un’inversione di tendenza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

(*) Franco Morganti, Coordinatore editoriale ([email protected]).


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