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Transizione energetica e digitale le vere disruptions

I driver di cambiamento più importanti del futuro prossimo saranno quelli legati allo sviluppo di un’economia sostenibile e decarbonizzata.

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Economia circolare, combustibili puliti come l’idrogeno, auto green e smart cities. Il futuro prossimo  sarà caratterizzato da questi driver di cambiamento in grado di far imboccare decisamente al mondo la strada dello sviluppo sostenibile. Per i partecipanti al webinar “Board agenda post-Covid: disruption as the next normal” del 19 aprile le forze in grado di imprimere un netto cambiamento (disruptions), come ha evidenziato il presidente di Nedcommunity, Maria Pierdicchi, “devono entrare nel radar dei board che hanno il dovere di interpretarle e prevederle. Sappiamo che la pandemia ha accelerato molti mutamenti in atto, non tutti intercettabili in questo momento ma di certo da considerare prioritari e da includere nell’agenda post-Covid dei consiglieri, in particolare di quelli indipendenti”.

Stefano Aversa, chairman EMEA & global vice-chairman, AlixPartners lo dice chiaramente: “Le aziende devono imparare ad adattarsi rispetto a queste disruptions. Si tratta di forze di cambiamento in grado di stravolgere gli attuali modelli di business e che fungono contemporaneamente da acceleratori per altri cambiamenti. Per questo motivo chi ha responsabilità di business, come il board, si trova di fronte a un paradosso: proteggere e mitigare l’impatto di una disruption e capitalizzare sulle opportunità che si presentano. Sicuramente con il Covid è emersa la necessità di anticipare prima di essere forzati a farlo. Infatti i migliori turnaround sono quelli preventivi e proprio in questo caso il cda giocherà un ruolo importante per stimolare il management a prendere le decisioni migliori per cambiare volto alle aziende. Ma non solo: centrale è anche l’esecuzione, ben più importante della pianificazione perché servono velocità, innovazione pragmatismo. Infine bisogna comunicare di più e in modo più chiaro. In questo senso il ruolo del ceo è centrale: deve diventare lui il vero cco”.

Per Aversa fra i settori più disrupted bisogna annoverare di certo quello dell’automotive che si trova nel mezzo di “una grande transizione verso la mobilità sostenibile. Nei prossimi anni sono previsti ben 250 miliardi di investimenti nell’elettrico ma i trend di cambiamento sono ben più impegnativi e contenuti nell’acronimo Case (Connessa, autonoma, condivisa ed elettrica): queste sono le quattro aree su cui scommettere”.

Anche Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, ha parlato esplicitamente di “paradosso”. “La disruption è con noi. Tutti noi – ha spiegato – ci troviamo di fronte a un evento secondo per impatto globale soltanto all’ultimo conflitto mondiale. Il Covid ha aumentato l’ambizione di un ambiente a zero emissioni ma ha fornito indirettamente anche i fondi per realizzare le infrastrutture necessarie. Il paradosso della disruption è guidare un business as usual e riuscire a guardare oltre l’orizzonte. In Snam lo stiamo facendo: abbiamo gestito combustibili fossili per ottanta anni ma dobbiamo immaginare un futuro decarbonizzato e ciò rappresenta una grande sfida. Per questo motivo abbiamo realizzato 4 start-up su efficienza energetica, biometano, mobilità sostenibile e idrogeno”. E proprio quest’ultimo promette di rappresentare la vera carta vincente sulla cui il Paese è chiamato a scommettere. “Si produrrà idrogeno a impatto ambientale zero dove sarà possibile disporre di tanto vento e di luce solare, ovvero in Africa e in Vicino Oriente a cui siamo già collegati attraverso gasdotti. L’Italia non solo ha il know-how ma può contare anche su un vantaggio geografico, infrastrutturale e geopolitico”.

Per Marco Patuano, presidente del consiglio di amministrazione e presidente del comitato per la sostenibilità e il territorio di A2A Spa, il cambiamento verso un’economia sostenibile sta avvenendo molto velocemente: “Per questo motivo A2A progetta nei prossimi dieci anni 16 mld di euro in infrastrutture per transizione energetica (60%) ed economia circolare. Ma gli investimenti hanno bisogno di un quadro normativo favorevole sia a livello nazionale sia a livello locale”. Infrastrutture e potenziamento della digitalizzazione rappresentano le due leve su cui agire per la creazione di “smart cities che altro non sono che megacontenitori di dati dove far confluire tutto ciò che i sensori di una città possono captare. La condivisione di questa grande e crescente mole di informazioni, anche prodotte privatamente, ci consentirà di rendere le nostre aree urbane davvero sostenibili: si tratta di un percorso non rapido da compiere che non sappiamo come si svilupperà ma che proprio per questo rappresenta una sfida molto interessante per il lavoro dei board”.

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