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Il Real Estate protagonista della sostenibilità

Il mercato immobiliare rappresenta uno dei settori industriali a maggiore impatto ambientale. La necessità di una transizione guidata dai board

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Il settore immobiliare è responsabile del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di carbonio, quindi, è in grado di svolgere un ruolo chiave nella mitigazione dei cambiamenti climatici verso il net zero. Il dato è emerso nel corso del convegno The climate change challenge in the real estate industry-Board responsibility and capacity building in engaging investors and protecting portfolios values organizzato il 12 ottobre nell’ambito del CGI Global Summit 2022, una due giorni di confronto sui temi del business e della sostenibilità.

L’appuntamento ha visto la collaborazione fra Chapter Zero Italy-The Nedcommunity Climate Forum e Nedcommunity con l’obiettivo di fare il punto sul delicato tema della transizione ecologica di uno dei settori più importanti per l’intera economia nazionale in una delle fasi più critiche dal secondo dopoguerra.

I lavori sono stati introdotti da Paola Schwizer, presidente onorario di Nedcommunity e fra le fondatrici di CZI, che ha voluto rimarcare “come molte aziende del settore non siano ancora consapevoli della necessità di una trasformazione verso un’economia carbon free che, infatti, sta avvenendo troppo lentamente. Uno dei motivi principali è legato al fatto che questa transizione non solo necessita di grossi investimenti, ma anche, se non soprattutto, di una grande responsabilità da parte dei protagonisti, non ultimi i consiglieri di amministrazione”. Di certo un ruolo lo dovranno svolgere i decisori nazionali e internazionali e da questa considerazione prende il via l’auspicio che il nuovo esecutivo italiano continui sulla strada della politica di incentivi al settore come il bonus del 110% che tanto ha contribuito al rilancio in chiave sostenibile.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Alfredo Romano, board advisor, associate FS UNEP Collaborating Centre for Climate Sustainable Energy Finance che ha messo in evidenza come “servano grossi investimenti che devono essere messi a terra ben prima del 2030 per rispettare gli obiettivi di contenimento definiti a Parigi”. Romano ha individuato quattro step dai quali non si può prescindere: misurazione accurata dell’impatto del settore; individuazione di obiettivi climatici; sviluppo di un’adeguata strategia; realizzazione concreta di prodotti, servizi e soluzioni sostenibili. “Tutte queste iniziative – ha aggiunto – hanno un impatto finanziario, possono creare o distruggere valore. Ma quale ruolo allora può giocare la governance? Il senso di urgenza per un cambiamento reale ha fatto slittare in alto il tema della transizione nelle agende dei cda delle aziende di questo settore. Per questo motivo i consiglieri sono chiamati a identificare rischi e opportunità e a indirizzare questo processo. La sfida non è di poco conto anche perché mancano linee guida e punti di riferimento anche normativi. I cda sono chiamati quindi a gestire una nuova complessità. L’unico modo per farlo consiste nell’integrazione dei nodi del climate change nei processi decisionali dei board e nell’adozione di una visione a lungo termine”.

L’evento è stato anche l’occasione per presentare una panoramica generale sule principali sfide che i cda del settore immobiliare si trovano ad affrontare nell’integrare l’Esg nella strategia aziendale. Su questo punto si sono soffermati in particolare i partecipanti alla tavola rotonda, coordinata da Raffaele Rizzi, general counsel & Esg expert, associato Nedcommunity. Al confronto hanno partecipato membri di consigli di amministrazione di private equity e cacciatori di teste che, fra le altre cose, hanno trattato il tema dei comportamenti che i consiglieri di amministrazioni devono adottare e delle competenze che devono possedere per accompagnare il settore in questa delicata fase.

Secondo Benedetta Conticelli, md Kryalos SGR & ceo Land of Fashion, “l’integrazione dei principi Esg nella strategia dei board e delle aziende in generale diventa una priorità, perché soltanto in questo modo sarà possibile proteggere il valore del portafoglio, rafforzare la reputazione, gestire i rischi, ottimizzare gli investimenti legati a questa transizione. Per questo motivo le caratteristiche che un board al passo con i tempi deve possedere sono: rispetto della diversity, indipendenza dei consiglieri, forte competenza su temi di sostenibilità, trasparenza, efficacia ed efficienza dell’azione di governance”.

Kelly Russell, head of Sustainability & Communication di Coima, un gruppo leader nell’investimento, sviluppo e gestione di patrimoni immobiliari per conto di investitori istituzionali “l’emergenza è vera, non va quindi sottovalutata. D’altro canto, questo impegno verso la transizione rappresenta anche una grande opportunità. Per tale motivo Coima si sta preparando facendo leva sulla competenza del sustainable innovation committee e su una squadra dedicata”.

Infine, Maria Buttiglieri, consultant in Russell Reynolds è partita da una domanda: “Le aziende del Real Estate, visto che sono percepite come ‘dirty investment’, possono continuare a creare capitale? La risposta è di certo positiva a patto che siano in grado di intercettare davvero le opportunità e di sfruttarle rapidamente: per questo motivo il ruolo del board è centrale e la presenza di comitati di sostenibilità, ancora oggi troppo rari nei cda delle aziende di questo settore, deve diventare una costante”.

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