Diciamo la nostra

DICIAMO LA NOSTRA a cura della Direzione

Questa rubrica promossa dalla Presidenza intende alimentare un dialogo costruttivo con gli Associati che desiderano dare il loro contributo di idee, suggerimenti e critiche per la crescita della Comunità. 
In questo numero ospitiamo l’intervista ad Alberto Battecca (*) che ringraziamo per aver accettato di rispondere alle nostre domande.  
Questa è la decima intervista che pubblichiamo nella presente rubrica dedicata al dialogo con gli Associati. 
La prima è stata fatta a Gianmaria Gros Pietro nel numero di luglio 2010 (N° 4); 
la seconda a Giovanni Maria Garegnani nel numero di ottobre 2010 (N° 5); 
la terza a Carolyn Dittmeier nel numero di gennaio 2011 (N°6); 
la quarta a Mario Noera nel numero di aprile 2011 (N°7); 
la quinta a Maria Luisa Di Battista nel numero di luglio 2011 (N° 8); 
la sesta a Ferruccio Carminati nel numero di ottobre 2011 (N° 9); 
la settima a Salvatore Maccarone nel numero di gennaio 2012 (N° 10); 
l’ottava a Giancarlo Pagliarini nel numero di luglio 2012 (N° 12); 
la nona a Marco Cecchi de’ Rossi nel numero di ottobre (N° 13). 


L’intervista 

Che cosa non va in Italia nella governance? 

Ritengo che in Italia, e mi riferisco in particolar modo alle PMI e alle aziende familiari di grandi dimensioni, sia ancora insufficiente la cultura di un accurato e tempestivo controllo di gestione; la revisione interna, inoltre, è spesso inadeguata e, sia il controllo legale sia il collegio sindacale, non possono fare molto per colmare le lacune degli organi preposti alla corporate governance ed all’internal control. 
Nella mia esperienza di lavoro purtroppo non ci sono molti ricordi di organi amministrativi collegiali che abbiano operato con successo secondo i crismi della legge e della professionalità. Infatti nella maggior parte dei casi osservati ho visto prevalere consigli di amministrazione, anche con numerosi membri che in realtà né partecipavano a decisioni importanti, né contribuivano a vigilare sull’operato dei vertici aziendali: in breve più apparenza che sostanza e conseguentemente governance di scarsa qualità. 
Auspico quindi che gli incoraggianti miglioramenti ottenuti nella governance delle società quotate si estenda presto anche alle PMI e alle imprese familiari. 

Quali rimedi per migliorare la qualità 

A mio avviso occorre anzitutto concentrare l’attenzione sull’insegnamento ai giovani, in particolar modo nelle università a indirizzo giuridico-economico: intensificando l’offerta di master sulla materia specifica e promuovendo sempre più gli stage all’estero, meglio se in paesi avanzati. 
La formazione delle nuove generazioni dovrà avere l’obiettivo di adeguare la preparazione degli operatori del Settore (manager, amministratori , sindaci e professionisti) alle esigenze del mercato. 
Penso che dalla formazione e dall’esperienza si potranno ottenere in un prossimo futuro apprezzabili risultati nella qualità della governance e della sorveglianza non dimenticando un opportuno riguardo ai costi e alle sovrapposizioni. 

Cosa si aspetta da Nedcommunity e cosa suggerirebbe 

Se è vero che Nedcommunity intende coinvolgere anche coloro che operano in società non quotate ma di adeguate dimensioni, ritengo che sia opportuno promuovere l’aumento degli associati rivolgendosi specialmente ai giovani professionisti e avendo attenzione al le quote rosa (attualmente circa il 15%). 
L’aumento degli associati, tra l’altro, consentirebbe alla comunità di organizzare un maggior numero di incontri e di eventi. 


© RIPRODUZIONE RISERVATA


  • Condividi articolo:
button up site