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Come cambierà la remunerazione dei manager

La compensation dei vertici aziendali sta subendo un profondo processo di trasformazione strettamente legato all’imporsi dello stakeholder capitalism

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La remunerazione del top management in una azienda ad azionariato diffuso è lo strumento principale per ovviare al problema di agenzia, ossia allineare gli interessi degli azionisti con quelli del management. Questo richiede:

– sottoporre una parte importante della remunerazione al raggiungimento di obiettivi definiti dagli azionisti;

– trasformare gli stessi manager in azionisti remunerandoli con azioni invece di cassa.

Il problema di agenzia sta diventando, però, sempre più complesso con l’imporsi dello stakeholder capitalism, l’idea cioè che le aziende debbano perseguire, oltre alla generazione di profitti, obiettivi addizionali riguardanti gli ambienti naturale, sociale e umano.

Come se non bastasse, vi è ampia evidenza di importanti cambiamenti in atto nell’atteggiamento delle nuove generazioni rispetto al lavoro, oltre che nel modo in cui le nuove tecnologie permettono di lavorare. Siccome i juniors di oggi saranno un domani in posizioni apicali nelle aziende, non è azzardato pensare che i loro valori e le tecnologie a loro disposizione trasformeranno il modo in cui dovranno essere motivati e remunerati.

Vi è infine un terzo tema, più speculativo ma non per questo meno importante: quello della crescente sperequazione tra la remunerazione delle posizioni apicali (in particolare la remunerazione dei CEO) e la remunerazione dei posti sottostanti. Ci si può chiedere se tale divario sia destinato ad acuirsi o meno, o magari a invertirsi.

Alla luce di queste brevi considerazioni occorre interrogarci su cosa, come e quanto i manager verranno remunerati nel futuro.

Stakeholder capitalism: cosa remunerare?

Non vi è dubbio che definire la remunerazione in base ad obiettivi da raggiungere, nel breve come nel lungo periodo, diventerà sempre più complesso grazie all’introduzione di obiettivi ESG. Al momento mancano ancora criteri e misure standard e la maggior parte delle aziende evita di definire con precisione questi obiettivi nelle politiche di remunerazione, ma non è difficile prevedere che nel tempo essi si imporranno diventando pratica comune.

Nuovi valori e tecnologie: come remunerare?

La remunerazione dei manager ha tre componenti: cassa, titoli, e perks – ogni azienda con i suoi pacchetti. Attraverso l’osservazione di fenomeni come la Great Resignation e dei cambiamenti nel modo di lavorare che ha imposto la pandemia si può prevedere che la motivazione e l’incentivazione del top management dovrà sempre più tenere conto di esigenze legate alla qualità della vita, e non è difficile quindi prevedere che la parte degli extra benefici, declinabile in mille modi diversi, acquisterà importanza rispetto alle componenti della remunerazione dal valore puramente monetario.

Sperequazione: quanto remunerare?

Nel mondo capitalista è l’imprenditorialità la strada maestra per l’arricchimento personale: tornando al problema di agenzia, si potrebbe dire che la prima funzione della remunerazione del top management è trattenerlo dal mettersi in proprio, palesemente o in modo occulto. Nella straordinaria fase di cambiamenti tecnologici e di innovazioni che stiamo vivendo e che non sembra essere in vista di assestamento, i vertici delle aziende hanno costantemente davanti l’esempio di migliaia di startup che hanno reso milionarie centinaia di migliaia di persone. Vi è quindi una forte spinta dall’ambiente imprenditoriale ad elevare la remunerazione delle persone con maggiore talento ed iniziativa per trattenerli all’interno delle aziende, fenomeno che può trovare un limite di tipo culturale (più reticenza nei paesi europei, meno negli USA). Ma non è difficile prevedere che il CEO Pay Ratio sia destinato, in media, ad aumentare.

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