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Claudio Demattè, un servant leader all’insegna dell’indipendenza

Economista, accademico, manager: la vita di una delle personalità più poliedriche del Paese ricordata da chi lo ha conosciuto e apprezzato

Un vero servant leader. La figura di Claudio Demattè, personalità poliedrica è tutta contenuta in questa espressione utilizzata da Roberto Nicastro, presidente e coFounder, Banca AideXa oltre che associato Nedcommunity, nel corso del webinar intitolato “Il pensiero e l’esperienza di un fondatore di Nedcommunity” dedicato proprio all’economista, accademico e dirigente d’azienda trentino.

L’incontro non è stato soltanto l’occasione per presentare il volume Claudio Dematté, costruttore di futuro e di talenti, di cui Nicastro, assieme a Mauro Marcantoni e a Michele Andreaus, è uno dei curatori ma anche, se non soprattutto, un momento dedicato al ricordo di chi Demattè lo ha conosciuto personalmente e ha contribuito alla stesura del testo.

Il presidente di Nedcommunity, Maria Pierdicchi, che di Demattè è stata allieva, oltre che ricordare come sia stato “fra gli ispiratori di Nedcommunity” si abbandona anche un pensiero personale. “È stato per me un grande maestro, uno che mi ha aiutata a capire veramente cosa significasse studiare economia e un grande amico. Claudio era inoltre una persona libera intellettualmente, ispirata e guidata da valori forti che metteva sempre davanti a tutto per il bene del Paese. In una parola era ‘indipendente’ e noi ned non possiamo non ricordare quanto l’indipendenza rappresenti uno dei pilastri del nostro lavoro. Per questo ritengo Claudio un ispiratore, un esempio per la sua capacità di ricoprire posti prestigiosi senza avere ambizioni di poltrona ma soltanto il desiderio di agire secondo la sua etica: tanto è vero che non aveva paura di assumere posizioni anche scomode. Curiosità e libertà ne hanno fatto un leader vero. Sapeva riconoscere i successi, condividerli, dare potere e responsabilità agli altri, senza essere geloso. Da consulente ha avuto modo di toccare con mano quali fossero i limiti di tante strutture di governance. Per questo pensò a Nedcommunity come uno strumento per fare evolvere il Paese”.

Fabrizio Rindi, vicepresidente di Nedcommunity, ricorda come dal primo incontro negli anni Ottanta nacque una meravigliosa amicizia  “sconfinata poi nel professionale. Fino al 2004 abbiamo costruito un rapporto che si è cementato anno dopo anno. Quando è mancato è venuto meno un patrimonio di conoscenza e di valori eccezionali. Proprio questi valori sono stati di grande ispirazione per la fondazione di Nedcommunity. Fu dalle nostre conversazioni che nacque l’idea di creare un’associazione dedicata a questa figura che fornisse gli strumenti necessari a svolgere nel miglior modo possibile questo delicato ruolo. Purtroppo, però, per pochissimi giorni non ha avuto la possibilità di vederla nascere”.

Sulla leadership, come detto, si è soffermato anche Roberto Nicastro: “Claudio ha tracciato davvero la strada per primo in tanti campi: nell’insegnamento, nella fondazione della Sda Bocconi, nel private equity. La sua figura di leader era anche caratterizzata dalla straordinaria capacità di tirar fuori il meglio dalle persone che stavano accanto a lui ma anche dal grande spirito di servizio che lo ha contraddistinto come manager di aziende pubbliche, Rai e Ferrovie dello Stato: come non ricordare che lasciò Viale Mazzini dopo appena 12 mesi quando iniziò la stagione del conflitto di interessi?”.

E dell’esperienza alla Rai ha parlato anche  Maurizio Dallocchio, professore di Corporate Finance della SDA/Università Bocconi e  associato Nedcommunity: “Non tutti sanno che ha lavorato lungamente per la Rai producendo programmi di divulgazione economica che andavano in onda dopo la mezzanotte prima di assumere la carica di presidente della Rai. Da docente vorrei poi ricordare la fondazione della Scuola di management della Bocconi: una felice intuizione apprezzata all’inizio non da tutti anche perché Claudio era visto dal mondo accademico come un impuro da espellere”.

Legato all’umiltà è anche il ricordo del coautore, Ferruccio De Bortoli, presidente di Longanesi che ha moderato l’incontro: “È stato un prezioso collaboratore del Corriere della Sera. Quando negli anni Ottanta decidemmo di farlo collaborare, mi chiese di fargli avere un libro che aveva come titolo Come si scrive per il Corriere della Sera. Quando gli dissi che non ne aveva bisogno mi rispose con grande e sincera modestia: ‘Tutte le volte che comincio una cosa nuova devo iniziare dalla base, capendone le regole’. De Bortoli sottolinea che Demattè fu testimone di una fase di cambiamento della nostra società e un grande comunicatore “per la capacità di raccontare problemi complessi ma senza semplicismi. Quando divenne presidente della principale industria culturale del Paese ne rispettò tutti i canoni espressivi facendo attenzione anche ai numeri di bilancio dimostrando una grande leadership. Leadership che ha sempre messo in atto ponendo una grande cura nei confronti del capitale umano che oggi, in Italia, riscontriamo come la nostra più grande emergenza: questo tema non è mai ai primi posti delle agende quotidiane. Penso che in questa fase così difficile ma ricca di spunti un talento come quello di Claudio Demattè ci sarebbe stato estremamente utile. Per fortuna esiste la sua eredità morale”.

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