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Asset intangibili: perché la leadership deve essere anche valoriale/culturale 

Il valore di un’azienda si misura non solo sul fronte dei risultati economico/finanziari. Oggi, molto più che in passato, un’impresa si impone sul mercato e nell’immaginario collettivo in virtù del suo patrimonio valoriale, l’”Ancora della Fiducia”

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Oggi, se possibile ancora più di sempre, è importante che la leadership di un’organizzazione sia guidata da valori chiari e condivisi che ne ispirano attitudini e comportamenti – e le consentono a sua volta di ispirare attitudini e comportamenti dei collaboratori. Questo vale se possibile ancora di più per i componenti di un consiglio di amministrazione ed è un elemento del governo di un’organizzazione di particolare rilievo per gli amministratori Indipendenti.

Purpose, visione, missione, valori, attitudini, comportamenti costituiscono le parti essenziali dell’impianto culturale di un’organizzazione e del cda che la governa.

Dico oggi, se possibile ancora più di sempre, per due ragioni:

  1. viviamo un momento di trasformazione profonda e decisamente accelerata che richiede agli amministratori chiarezza di visione sugli impatti di lungo periodo che la organizzazione genera per garantirne la sostenibilità nel tempo.
  2. L’IA, Intelligenza Artificiale, è un fenomeno che accelera ulteriormente la trasformazione, sui cui rischi ci stiamo tutti interrogando, ben sapendo che sono molto significativi e le cui opportunità non sono sempre così chiare. Per governare entrambi al meglio, è determinante avere co-generato nel cda un chiaro impianto valoriale capace di ispirare e determinare i comportamenti di tutti coloro che lavorano per l’organizzazione e degli stakeholder rilevanti. Persone che grazie all’IA possono arricchire le loro decisioni di informazioni prima reperibili solo con grandi investimenti in ricerca, proteggere la privacy dei clienti o contribuire a metterla a rischio, incrementare le discriminazioni nei confronti delle minoranze o migliorarne la gestione, consentire di lavorare e di fornire servizi anche medici a distanza che prima richiedevano chilometri di spostamenti, modellizzare gli effetti dei cambiamenti climatici per gestirli al meglio nel ciclo produttivo. Anche semplicemente, come è capitato a me la scorsa settimana, produrre un report di una riunione in pochissimi minuti che puntualmente trascrive quanto avvenuto e anche… fedelmente… lo sintetizza per punti bene organizzati. In poche parole, l’IA può creare grandi opportunità ed è sicuramente un acceleratore della trasformazione sostenibile delle nostre organizzazioni, delle nostre vite, delle nostre economie, ma, se non ben governata, può produrre conseguenze pesanti e dannose in termini di impatti e responsabilità anche legali e finanziarie. Peraltro, come tutte le trasformazioni digitali, anche quella verso l’IA viene gestita con modalità agile, privilegiando velocità e delega.

Solo un impianto valoriale chiaro e condiviso, che consenta a tutte le persone nell’organizzazione e ai suoi stakeholder di valutare volta per volta – in autonomia – se e come l’IA e le trasformazioni in corso possono contribuire positivamente agli impatti che l’organizzazione avrà nel lungo periodo, crea le condizioni per una piena fiducia nel suo operato e in quello dei suoi collaboratori.

Tecnicamente l’impianto valoriale viene definito “l’Ancora della Fiducia”. È composto dai valori di riferimento che quell’organizzazione, con le sue specifiche caratteristiche sceglie di avere. Per esempio: resilienza, trasparenza, onestà, rispetto, integrità, spiegabilità, apertura mentale, collaborazione, inclusività, ecc.

Per rendere i valori concreti e applicabili e non parole vuote e fumose, vanno declinati – proprio dalle persone che li utilizzeranno – a partire dai componenti del cda in attitudini mentali e comportamenti concreti nel quotidiano, nella relazione con i colleghi, i collaboratori, con i clienti, con gli altri portatori d’interesse.

La strategia dell’azienda va messa alla prova dei “Valori Ancora” prescelti; così le iniziative concrete che ne discendono e i micro-comportamenti che servono per metterle in atto; e come ultimo passaggio su questi vanno creati degli indicatori di misurazione che consentano di verificare e rendicontare se e quanto vengono realmente considerati “imperativi” e guidano le azioni delle persone contribuendo a rafforzare la fiducia nell’operato dell’azienda. Da ultimo i KPI vanno integrati nei sistemi di misurazione della performance delle persone chiave in azienda.

In sostanza è “l’Ancora della Fiducia” – l’impianto di valori scelti per ispirare la strategia di lungo periodo di un’organizzazione – che può metterla nelle condizioni di governare gli impatti delle trasformazioni sempre più complesse e veloci che stiamo vivendo. Per renderla patrimonio dell’organizzazione serve un cda consapevole della sua utilità, che dedica tempo a co-generarla e capace di governarne la sua piena integrazione nella cultura organizzativa.

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